Politica Commissariata.
Si apre il 2017 all’insegna della sconfitta della politica italiana, ormai commissariata dall’autorità giudiziaria, quasi come nel 1992 con lo tzunami tangentopoli. Questa volta, però, non si tratta di un pool di magistrati anticorruzione. Il commissariamento arriva addirittura dalla Corte Costituzionale. Chi cercasse, infatti, notizie sulla politica oggi non dovrebbe girare dalle parti di Montecitorio, di Palazzo Madama, o di Palazzo Chigi – sedi del potere legislativo ed esecutivo – ma dovrebbe fare un salto a Palazzo della Consulta.
Sarà gennaio il mese cruciale, e due, in particolare le date che condizioneranno il mondo politico. Tutto ruota attorno all’11 gennaio, quando la Corte costituzionale prenderà in esame l’ammissibilità del referendum per l’abrogazione del cosiddetto Job Act – la riforma sul lavoro voluta da Renzi –, e il 24 gennaio quando la stessa Corte si dovrà pronunciare sulla legittimità costituzionale dell’Italicum.
Perché sono due date cruciali è presto detto. L’11 gennaio è importante perché se la Consulta ammettesse il referendum, il governo dovrebbe fissare la data del voto tra il 15 aprile ed il 15 giugno, con il rischio di una possibile abrogazione del Job Act, che equivarrebbe al colpo di grazia definitivo del renzismo. Il 24 gennaio è, invece, fondamentale perché la stessa Corte interverrà sulla legge elettorale, supplendo, di fatto, l’incapacità della politica a dotarsi uno strumento normativo condiviso, non pasticciato, e soprattutto costituzionale.
Insomma, ci aspetta un gennaio caldissimo. E un 2017 che – alla luce anche di quando sta accadendo in Campidoglio a Roma – rischia di essere ricordato come l’anno del fallimento definitivo della politica e del potere supplente delle toghe.
Qualcuno voleva passare dalla repubblica parlamentare alla repubblica presidenziale, senza contare che, invece, il rischio è quello che, nel 2017, il nostro Paese si trasformi definitivamente in repubblica giudiziaria. Una metamorfosi che, questa volta, non lascerebbe ampi spazi per un ritorno alla normalità, avendo tutti i demagoghi di turno – di destra e di sinistra – esaurito qualunque ulteriore possibilità di turlupinare gli italiani. I pifferai magici non ingannano più le folle, e se la politica non torna ad essere una cosa seria, questa volta il commissariamento rischia di essere più lungo e consolidato del solito, con buona pace di quel poco che resta della democrazia formale in Italia.
Auguri di buon 2017!
Gianfranco Amato