Pastori coraggiosi e politicanti illetterati
La Madonna ci chiede di pregare per i nostri Pastori. Devo confessare, però, che mi riesce meglio quando prego per i Pastori veri, quelli che non hanno paura dei lupi, che coi lupi non vanno a cena, non mercanteggiano, non scendono a disonorevoli compromessi.
Uno di questi veri Pastori coraggiosi è mons. Angelo Spina, Vescovo di Sulmona-Valva, che non ha peli sulla lingua nel proclamare la Verità. Semplicemente splendida la sua intervista rilasciata a “La Fede Quotidiana”, nella quale definisce la cosiddetta Legge Cirinnà devastante e figlia dell’ideologia.
Afferma, infatti, mons. Spina che «la famiglia naturale, per intenderci quella composta da uomo e donna aperti alla vita uniti nel vincolo del matrimonio, è patrimonio di tutti», e merita, quindi, non solo «attenzione e protezione» ma anche «di non essere derisa o peggio ancora inquinata».
E chiarisce subito il Vescovo di chi sia la colpa della mancata attenzione e protezione della famiglia:
«Intanto il fatto che la politica, tutta, senza fare distinzioni di governi, non la agevola con strategie mirate e concrete, o incentivi strutturali limitandosi quando va bene a bonus sporadici. Inoltre, penso che si respiri un clima culturale molto sfavorevole, una rivoluzione antropologica negativa e lo vediamo».
Su espressa richiesta del giornalista, mons. Spina non esita a citare un esempio lampante di questa rivoluzione:
«Prenda la recente legge sulle unioni civili. La trovo devastante, figlia non del bene comune, ma di una scelta ideologica. E’ una legge che un credente ed anche un uomo di buon senso non può condividere».
Presto detto perché: «Trovo sconcertante la sostanziale sovrapposizione tra unioni civili e famiglia naturale indicata anche dalla Costituzione che è quella di uomo e donna. Questo aprirà quasi certamente le porte alle adozioni da parte delle coppie omosessuali per via di sentenza o di artifici legali come ha saggiamente detto il cardinal Bagnasco e valuto questo negativo sul piano etico, oltre che pericoloso per il bambino che ha tutto il diritto a crescere in un ambiente in grado di assicurare la piena ed armoniosa genitorialità. Il figlio non è un capriccio da conseguire ad ogni costo, o che si possa comperare al mercato con pratiche orribili quali l’utero in affitto. E’ un dono di Dio».
In quell’intervista l’impavido Vescovo di Sulmona-Valva ne ha avute anche per l’ex premier Matteo Renzi, quello che ha dichiarato di aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo: «Però si professa credente. Vero, sul Vangelo un politico non giura, ma se ci si dichiara credente, il Vangelo lo si vive con esempio e adesione. Evidentemente non è coerente col suo credo. Un cristiano autentico non rinuncia al Vangelo, neanche per motivi politici».
La soluzione che ci prospetta mons. Spina è quella dell’obiezione di coscienza: «Esiste un diritto ad obiettare davanti a leggi moralmente o eticamente ingiuste». «Il cristiano», precisa «non si ribella alla legge, ma ha tutto il diritto a non applicarla, magari delegando a terzi, come succede per l’aborto».
L’ultima stoccata finale il Vescovo la riserva ad evidenziare quale siano stati i veri motivi che hanno spinto all’approvazione della legge Cirinnà: «Non certamente la ricerca del bene comune, ma è figlia di lobby».
Giacchè viviamo oramai in quella che Papa Francesco definisce la «dittatura del pensiero unico», inevitabile gli attacchi al Vescovo da parte degli scherani del Potere: UAAR, Unione Atei e Agnostici Razionalisti, Gayburg, e la consueta compagnia di giro LGBT.
Ma ad attaccare il Vescovo di Sulmona-Valva è scesa in campo persino la stessa senatrice Monica Cirinnà, che sul suo profilo Facebook, il 9 ottobre scorso, ha testualmente dichiarato: «Giorni fa ho fatto due assemblee nella sua diocesi, sale gremite da chi vuole il rispetto dell’art. 3 Cost., è uguaglianza non libero arbitrio». Ora, questa affermazione ci induce ad una duplice riflessione. Primo, nel suo tour molisano la senatrice non dev’essere stata molto convincente (o forse non si è spiegata bene), visto che in nessun comune di tutta la provincia di Campobasso è stata richiesta la registrazione di un’unione civile da quando è entrata in vigore la legge che porta il suo nome. Un lodevole primato nazionale.
Secondo, è davvero triste constatare come un senatore della Repubblica confonda l’arbitrio con il libero arbitrio. E’ triste – e la dice lunga sul livello culturale dei nostri politicanti – il fatto che la senatrice Cirinnà confonda così palesemente questi due concetti. Aiutiamola, allora, a ricordare che “arbitrio” significa «sopruso, illegittimità di una decisione, abuso» (Dizionario Sabatini-Coletti), «atto o comportamento capriccioso o anche illegale» (Vocabolario Treccani).
Non ha niente a che vedere con il “libero arbitrio”, concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona è libera di fare le proprie scelte, tipicamente perseguite tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta è liberamente determinata. Eppure la nostra senatrice si vanta si aver frequentato il Liceo Classico Statale Tacito di Roma. Dovrebbe quindi avere un’infarinatura di filosofia e ricordarsi le grandi discussioni proprio attorno al dibattito sul «liberum arbitrium» da parte di personaggi come Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino, Duns Scoto, Guglielmo di Occam!
Troppo facile fare dell’ironia, e invocare l’onagrocrazia di Benedetto Croce.
Seriamente, però, un politico che non sa distinguere tra arbitrio e libero arbitrio, ossia tra il sopruso e la capacità di scegliere tra bene e male, non può che inquietare.
Gianfranco Amato