Lettera aperta al Cardinal Bagnasco

Lettera aperta al Cardinal Bagnasco

Eminenza Reverendissima,

ho letto con molta attenzione la Sua ultima prolusione del 23 gennaio scorso.

Lucida, puntuale e coraggiosa, come sempre. Un’analisi onesta che non fa sconti a nessuno. Meno che mai alla politica.

Con una prosa attica, priva di roboanti giri di parole, Lei è riuscito a dare una fotografia realistica e spietata dell’attuale situazione sociale italiana.

Mi ha colpito, in particolare, il fatto che Lei abbia voluto ricordare quel dato agghiacciante – quasi ignorato dai massmedia – relativo alla povertà. Ha, infatti, spiegato nella Sua prolusione che  «dall’inizio della crisi, le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1milione ed 800mila mentre oggi sono 4milioni e 600mila». Quando raramente qualche giornale cita questo dato, lo fa come se rassegnasse un semplice numero. Invece, Lei ci ha giustamente spiegato che «dietro ai numeri ci sono i volti e le storie di centinaia di migliaia di famiglie che nelle nostre Diocesi e parrocchie, nei Centri d’ascolto, nelle Associazioni e nelle Confraternite hanno trovato una prima risposta – in termini di beni e servizi materiali, di sussidi e di alloggio – e spesso anche una presa in carico progettuale».

Sono rimasto favorevolmente colpito perché è da mesi che i dirigenti del Popolo della Famiglia denunciano, in splendida solitudine, questo dato drammatico. Sono mesi che, come «vox clamantis in deserto», tentano di portare all’attenzione della politica il tema che Lei ha giustamente evidenziato.

C’è un punto della Sua prolusione, però, che credo meriti una riflessione particolare. Quando Lei parla, infatti, della crisi economica che «continua a pesare in maniera significativa sulla nostra gente, specialmente sui giovani e sul Meridione», aggiunge: «A maggior ragione, in riferimento all’ennesimo rinvio sui decreti attuativi, stentiamo a capire come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia – che potrebbero non solo alleviare le sofferenze, ma anche aiutare il Paese a ripartire – facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento».

Qui, Eminenza, Lei è stato, giustamente, un po’ più diplomatico. Non bisogna fare molta fatica, in realtà, per capire come mai la politica oggi si disinteressi completamente della famiglia. Le priorità sono altre. Oggi la politica è impegnata sul fronte dei «confetti arcobaleno» della senatrice Cirinnà per i simil-matrimonio tra persone dello stesso sesso. Abbiamo apprezzato molto il suo coraggio, quando Lei – senza aver timore di andare controcorrente – ha pubblicamente denunciato il fatto che le unioni civili recentemente introdotte per legge nel nostro Paese «sanciscono di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia» in quanto «le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale», ossia «la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà». Di questo passo, Eminenza, arriverà anche tale barbara pratica. E’ solo questione di tempo.

Oggi la politica si è ridotta ad ascoltare in un’aula parlamentare il discorso del senatore Carlo Martelli sui «matrimoni multipli». Oggi la politica è impegnata a presentare proposte normative come il disegno di legge S. 2253 sulla «soppressione dell’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi».

Oggi la politica è impegnata a discutere la legalizzazione delle cosiddette “droghe leggere”.

Oggi la politica è impegnata a legiferare su eutanasia e “testamento biologico”.

Abbiamo apprezzato anche il riferimento a quest’ultimo aspetto da Lei evidenziato nella prolusione.

La Sua preoccupazione su «proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo», è anche la nostra preoccupazione.

E Lei ha perfettamente ragione quando dice che «la risposta alle domande di senso che avvolgono la sofferenza e la morte non può essere trovata con soluzioni semplicistiche o procedurali».

Vede, Eminenza, il movimento politico Popolo della Famiglia è nato proprio per arrestare questa rivoluzione antropologica da tempo in atto nel nostro Paese. Non si tratta di un movimento politico confessionale. Il Popolo della Famiglia è un movimento che pur ispirandosi ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, resta assolutamente aperto a chiunque ritenga che per quei principi valga la pena impegnarsi in politica. Ne è prova il fatto che in numerose liste elettorali del Popolo della Famiglia alle scorse elezioni amministrative ci sono stati anche candidati di altre confessioni o religioni, come evangelici e musulmani, o addirittura atei. Gli amici di “Civiltà Islamica” che hanno aderito fin dall’inizio alla proposta politica del Popolo della Famiglia non avrebbero mai potuto farlo se quel movimento fosse stato un partito di soli cattolici. Stessa cosa vale per gli amici evangelici, o per gli amici ortodossi, per gli amici liberali, per gli amici atei, o per gli amici ecologisti che hanno visto nel Popolo della Famiglia l’opportunità di vedere rappresentati valori, principi e ideali in cui credono, indipendentemente dal fatto che questi facciano parte della Dottrina Sociale della Chiesa. Un uso retto della ragione e una coscienza davvero libera può consentire anche a un non cattolico di riconoscersi in quei principi. Si può difendere il diritto naturale anche senza essere cristiani. Del resto, fu proprio un pagano, il grande Cicerone, ha spiegare che «vera lex, recta ratio, naturae congruens», ossia che la vera legge è l’uso retto della ragione in perfetto accordo con la natura. Non c’è bisogno di essere cattolici per difendere, ad esempio, il fatto che la famiglia sia composta da un uomo e da una donna, o che un bambino abbia bisogno di un papà e di una mamma, o che un essere umano nasca da un gamete maschile e da un gamete femminile.

Il prossimo 28 gennaio a Roma presso il Teatro Eliseo uomini e donne di buona volontà si incontreranno in occasione dell’Assemblea Nazionale del Popolo della Famiglia, per rilanciare il tentativo di un impegno politico in difesa della realtà, della natura e della ragione umana!

Ci permettiamo di chiederLe, Eminenza, una preghiera e la Sua paterna benedizione.

Gianfranco Amato

 

Gianfranco Amato

Gianfranco Amato, avvocato, opera attivamente nel campo della bioetica da circa venticinque anni. È conferenziere a livello internazionale su tematiche bioetiche, riguardanti in particolare la famiglia, l’educazione, le dipendenze giovanili, e il diritto naturale. È stato nominato, in qualità di esperto, Direttore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio permanente sulle famiglie della Regione Siciliana, con decreto assessoriale n. 81 del 23.5.2023 È stato più volte audito, sempre in qualità di esperto, dal Parlamento italiano, sia al Senato che alla Camera dei Deputati, su proposte di legge attinenti alle tematiche di cui si occupa, in particolare in tema di libertà di opinione e di famiglia. È Presidente nazionale dell’organizzazione Giuristi per la Vita, un gruppo di avvocati, magistrati e docenti universitari che combattono a livello legale in difesa del diritto alla vita, della famiglia e della libertà di educazione. È noto anche in America Latina, soprattutto in Messico, Costa Rica e Cile, dove viene spesso invi- tato, in qualità di esperto internazionale, da istituzioni pubbliche a livello parlamentare, da Ordini Professionali, e da varie Università cui collabora a livello accademico. Ha scritto una quindicina di libri Ha ottenuto il premio “Testimoni 2014” dalla Fondazione Fides et Ratio, e il premio internazionale all’Impegno Sociale 2015 intitolato alla memoria dei giudici martiri Rosario Livatino, Antonino Saetta e Gaetano Costa.

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