Se anche don Iapicca invita all’unità
Ho conosciuto don Antonello Iapicca al Meeting ciellino di Rimini, grazie a don Gabriele Mangiarotti che me lo ha presentato. Era l’estate del 2013 e io mi trovavo nello stand di “Tempi” a raccogliere le firme contro il famigerato DDL Scalfarotto sull’omofobia, prima che la Direzione del Meeting prendesse ufficialmente le distanze da quell’iniziativa. Tristi vicende passate sulle quali è meglio stendere un velo di pietà cristiana. Comunque, me lo ricordo bene quel prete che parla giapponese e amico di don Gabriele. Un tipo tosto e grintoso. L’impressione che ne ebbi a pelle era quella di un prete coraggioso che sa quel che dice, e lo sa dire in maniera intelligente. Merce rarissima tra il clero di questo secolo. Don Antonello è uno di quei preti che quando parlano meritano davvero di essere ascoltati. Parola per parola. E attentamente. Perciò, quando mi è stato segnalato questo suo appello, non sono riuscito a rimanere indifferente. Anche perché, in fondo, riprende lo spirito della mia lettera del 25 giugno 2016, che proprio ieri ha compiuto sei mesi e che, purtroppo, è rimasta a tutt’oggi senza alcuna risposta.
Facciamo in modo che l’appello di don Antonello abbia un esito migliore. Ecco il testo:
«Carissimi tutti, Gandolfini, Adinolfi e co, vediamo se è possibile discernere i “segni dei tempi”. La Fedeli all’Istruzione ne costituisce uno chiarissimo: il potere, si chiami Renzi o chi sopra di lui, ha voluto punire i veri artefici del No a una politica che devasta l’antropologia rivelata e quindi la persona, la vita, la famiglia, i figli e, a ruota, il lavoro, la scuola, la sanità, l’economia etc. Renzi, che viene più o meno dalla stessa matrice, ha capito benissimo che i problemi per i suoi datori di potere e prestigio non sono quelli del Fatto e nemmeno i 5 stelle, simmetrici e forse essi stessi funzionali al progetto massonico in atto da tempo. Come sempre nella storia, gli unici che possono arginare il potere satanico in giacca e cravatta politically correct sono i cattolici dentro la Chiesa. La scelta della Fedeli all’Istruzione è un segnale che chi, tra i cattolici, si sente chiamato ad avere responsabilità politica non può non intercettare. E’ un implicito riconoscimento dello stato di veri “nemici” del progetto dissolutorio nei confronti del Popolo del Family Day. E, leggendo bene, stanno invitando nell’agone reale che sente da Dio una chiamata alla buona battaglia della politica (quella di cui parlava Paolo VI, uomo e pastore che ha sperimentato sulla propria pelle il disincanto dei sedicenti cattolici che lo hanno lasciato solo di fronte allo tsunami modernista e massonico che si stava abbattendo sul mondo e sulla Chiesa). Non è più tempo di divisioni che, al livello della carne, sono inevitabili. Ma allora è bene avere chiara una cosa: se voi che eravate sul palco dei Family Day non riesce a discernere nella nomina della Fedeli all’Istruzione (e nei mille altri piccoli e grandi segni di questi ultimi tempi) una chiamata seria e celeste all’unità che superi la carne che solo in Cristo è possibile, condannerà a morte le istanze di quel Popolo di cui nessuno è proprietario o portavoce unico. O vi sedete intorno a un tavolo per convertirvi innanzitutto o è meglio lasciar stare, perché la Fedeli è solo l’inizio di una battaglia cruenta alla quale si può andare solo armati di fede, coraggio e carità. Vi inviterei tutti a incontrarvi innanzitutto pregando e digiunando, e poi per guardarvi negli occhi chiedendo a Dio la Grazia di superare la carne e il dono della comunione perché le scelte e le strategie politiche rispondano a quel supplemento d’anima di cui parlava Paolo VI e non alle logiche umane intrappolate nelle visioni mondane e orizzontali dei fatti. O saprete tenere alto il livello della politica, cioè ben ancorato in terra ma respirando il Cielo, (difendendo prima di tutto l’unità e la comunione nella diversità) o soccomberete, qualunque strategia sceglierete. Alle piazze piene di famiglie hanno già iniziato a rispondere, figuriamoci nel Palazzo cosa saranno capaci di fare. Ma Davide ci insegna qualcosa, no? Allora, uniti e con le armi della Verità e della Carità, fissando il Cielo dal quale trarre l’ispirazione capace di far saltare i vani progetti del vero nemico dell’umanità…».
Grazie don Antonello!
Gianfranco Amato