Onore a Fabrizio Masucci!

Coerenza e coscienza sono due concetti che sembrano non appartenere all’Italia del 2021. Eppure non è così. C’è ancora, grazie a Dio, chi riesce ancora ad essere coerente e a mostrare una coscienza. Si tratta di Fabrizio Masucci, direttore del museo napoletano Cappella Sansevero, quella che contiene la celeberrima scultura del Cristo velato, una delle opere d’arte più note e suggestive al mondo.
Masucci ha compiuto uno dei gesti più antitaliani che si possano immaginare: le dimissioni da un prestigioso incarico per ragioni di coscienza e coerenza. Lo ha fatto con una splendida lettera pubblica intitolata Un passo di lato.
Il motivo della decisione risiede nella recente decisione adottata dal governo di imporre l’obbligo del cosiddetto “green pass” anche per la visita ai musei. Masucci non è un negazionista o un “no vax”, ma una persona che sa usare la ragione.

L’ex direttore della Cappella Sansevero, infatti, nella sua lettera di dimissioni esordisce facendo presente quali siano, nel rispetto delle misure imposte dall’emergenza sanitaria, le regole attualmente previste in un museo, e spiega che proprio nella Cappella Sansevero, in particolare, è stata ridotta di circa due terzi la capienza massima giornaliera; prima dell’ingresso tutti i visitatori sono sottoposti al rilievo della temperatura corporea con termometro senza contatto; è obbligatorio indossare correttamente la mascherina per tutta la durata della visita; è stata realizzata un’apposita segnaletica orizzontale e verticale volta a garantire il rispetto della distanza interpersonale; in biglietteria e negli spazi visitabili è a disposizione dei visitatori del gel igienizzante per le mani; il percorso di visita è unidirezionale; l’ingresso e l’uscita avvengono attraverso varchi distinti; le audioguide noleggiate vengono sanificate dopo ogni singolo utilizzo e possono essere ascoltate con auricolari propri o con auricolari monouso forniti gratuitamente. Infine, precisa sempre Masucci, per evitare il rischio di eventuali assembramenti o lunghe code all’esterno, è stata disposta una pianificazione degli accessi finalizzata a garantire la sicurezza dei visitatori: i biglietti sono disponibili online e ogni giorno di apertura viene messa a disposizione solo una quantità residuale di biglietti last minute, acquistabili in biglietteria fino a esaurimento, per fasce orarie esplicitamente indicate. A queste principali misure se ne affiancherebbero addirittura altre, che lo stesso Masucci tralascia di aggiungere al già lungo elenco.
Non tralascia di aggiunge, però, che in base alle rilevazioni statistiche e ricerche scientifiche, si è giunti alla conclusione che di tutti i principali luoghi al chiuso aperti al pubblico – assodato che si osservino alcune basilari misure di sicurezza – i musei sono quelli in cui sussiste il minore rischio di contagio. Secondo quanto scrive Masucci nella sua lettera, «l’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico specificamente riferite ai contesti museali, ma è stato considerato esclusivamente uno strumento utile, fra tantissimi altri, allo scopo dichiarato – in sede di conferenza stampa di presentazione, lo scorso 22 luglio, del DL n. 105 – di ottenere più numerose adesioni alla campagna vaccinale».
In maniera pacata e del tutto ragionevole Masucci spiega: «Senza assolutamente entrare nel merito dello scopo che ha inteso prefiggersi il Governo, e non avendo ovviamente pregiudizi di sorta nei confronti dei vaccini, obietto tuttavia che i musei non debbano e non possano essere strumentalizzati – nel senso letterale di “usati come strumento” – per ottenere qualsivoglia scopo estraneo alle loro naturali finalità, specie quando tale strumentalizzazione contribuisca inevitabilmente a compromettere, invece che favorire, la coesione sociale, in aperto contrasto con una delle più intrinseche missioni di un museo». Semplice: la cultura non può essere instrumentum regni, uno strumento del Potere. Chissà cosa pensa al riguardo il Ministro competente Dario Franceschini del Partito Democratico.
Ma che Fabrizio Masucci oltre ad essere un uomo libero sia anche un uomo intelligente, lo dimostra l’ultima parte della sua sofferta lettera di dimissioni: «Se viene richiesto a un museo di rinunciare alla parità di trattamento dei suoi visitatori per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali, in quanto non connessi alla tipologia di spazio e attività, intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi di inclusione e che l’accesso paritario all’arte e alla cultura, diritto di tutti, dovrebbe essere sacrificato solo all’esito di ogni sforzo possibile volto a evitare una simile ferita». Nella chiosa finale, Masucci si augura che «le autorità competenti possano riconsiderare una decisione che coinvolge aspetti socioculturali di rilevante interesse collettivo, al fine di risparmiare almeno ai musei, riserva aurea di civiltà, lo scomodo ruolo di bersaglio delle intemperanze dell’arena mediatica», anche perchè ci potrebbero essere, in realtà, «le condizioni propizie per fare dei musei un sicuro “spazio neutro” in cui le persone, circondate dalla bellezza, possano ricominciare a conoscersi e riconoscersi, senza etichettarsi reciprocamente».
La Cappella Sansevero di Napoli perderà un grande direttore, prontamente sostituito da qualcuno che si porrà meno problemi di coerenza e di coscienza. I possibili sostituti non mancano certo. Basta guardarsi intorno.