Le bugie della Fedeli e la finestra di Overton
Impareggiabile Valeria Fedeli! Anche lei è caduta nella più banale delle trappole per i parvenu culturali della politica: la finta laurea. Oscar Giannino docet! Credo si tratti di una questione psicologica. Una sorta di complesso di inferiorità che porta alcuni politici insicuri a fingersi dottori.
Beh, occorre dire che non è un bel viatico per un neoministro della Repubblica apparire complessato. Appare un singolare scherzo del destino cinico e baro – o della giustizia divina per chi crede – il fatto che a scoprire e rivelare lo scoop sul mancato titolo di studio sia stato proprio Mario Adinolfi, che oltre ad essere un giornalista è anche il presidente e fondatore, insieme al sottoscritto, del movimento politico Il Popolo della Famiglia, nonché, sempre insieme al sottoscritto, il Nemico Numero Uno della neoministra dell’Istruzione. Il duo Amato-Adinolfi è sempre stato nel mirino delle invettive della Fedeli fin dai bei tempi dei due Family Day di Piazza San Giovanni e del Circo Massimo. Ma, purtroppo per Valeria, Adinolfi è un vero giornalista. Uno di quelli che fiuta come un segugio la notizia. Che intuisce, scava, verifica, non molla la preda. Che riesce ancora ad appassionarsi alla verità storica dei fatti, e che ha il coraggio di denunciarla. Nulla a che vedere con la massa di pennivendoli prezzolati di regime che oggi osano ancora farsi definire giornalisti. Ovvero, la stragrande parte di coloro che rappresentano quella categoria professionale.
E da buon segugio, Mario Adinolfi ha intuito che la notizia poteva non fermarsi alla finta laurea. Ha inseguito la preda. Ha controllato, esaminato, accertato fino a scoprire che alla povera Valeria manca pure il diploma di maturità. E così è emerso che Valeria Fedeli soffre di un doppio complesso di inferiorità: laurea e diploma. E sì, abbiamo un ministro dell’Istruzione con la terza media. La cosa, però, si potrebbe vedere anche sotto un’angolatura positiva. Potrebbe essere, infatti, un primato capace di distinguerci, una volta tanto, dagli altri paesi europei.
E’ vero che per fare il ministro non è necessario essere in possesso di un titolo di laurea. Per fare il ministro nel governicchio Gentiloni, poi, credo sarebbe sufficiente anche la licenza elementare. Però, resta il fatto che un ministro ha mentito. E no, non si possono raccontare clamorose bugie ai cittadini. Nei Paesi cosiddetti civili, molto spesso additati dalla stessa Fedeli come esempio da imitare, ai politici basta una piccola frottola per lasciarci le penne. Quando la balla è grossolana, pacchiana e facilmente accertabile, per un politico di quelle parti, poi, è la fine. Da noi no. Valeria sarà graziata dalla benevola e acquiescente opinione pubblica italiana, orami abituata a ben altre panzane. Si, uno dei danni collaterali della infausta esperienza renziana, recentemente neufragata, è stata proprio quella di aver manipolato la mente degli italiani sulla percezione della menzogna.
Dopo tutte le incredibili frottole, fandonie, fole, e bugie di Super Matteo, l’italiano medio si è completamente assuefatto alle balle. Siamo ormai alla quinta fase della Finestra di Overton.
E in questo contesto la frottola della Fedeli appare come un’innocente mezza verità.
C’è però chi ancora tenta di resistere a questo processo di manipolazione overtoniano e che sente il dovere di segnalarlo all’opinione pubblica.
Grazie Mario.
Gianfranco Amato
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