Prides balentes

La caratteristica che più amo del popolo sardo è il coraggio. Quella audace fierezza che chiamano “balentìa”. Un aspetto che ha sempre contraddistinto gli uomini e le donne dell’Isola fin dai tempi più remoti.

Ne parlava lo storico Diodoro Siculo (90 – 27 a.C.) nel Libro IV della sua Bibliotecha Historica (IV, 30), come di un popolo indomito, impavido e di grande valore. Hanno mantenuto fino ad oggi questa peculiarità confermando l’oracolo del dio Apollo di Delfi per i discendenti degli antichi Iliensi, i quali sarebbero stati «ἅπαντα τὸν αἰῶνα ἐλεύθεροι», liberi per sempre. Liberi, caparbi e impavidi. Proprio come i veri sardi di oggi, “ἐλεύθεροι” nel senso più completo del termine. I preti non fanno eccezione. Anzi, è proprio la Sardegna dei don Pusceddu a riscattare la categoria. Un suo confratello, don Giuseppe Virgilio, rettore della Chiesa di Santa Caterina di Sassari, ha recentemente confermato la tradizione dei “prides balentes”, come si chiamano in sardo i sacerdoti coraggiosi.

In occasione del “Sardegna Pride”, regolarmente patrocinato dal Comune di Sassari, il noto transgender Vladimiro Guadagno, in arte “Luxuria”, è stato autorizzato a presentare il suo ultimo libro davanti alla chiesa di Santa Caterina.

La solita tracotante e violenta provocazione della lobby omosessualista.

Don Giuseppe Virgilio, un prete resistente contro l’attuale dittatura del pensiero unico e un sacerdote che certo non china la testa dinanzi alla follia del politically correct, ha avuto il coraggio di prendere carta e penna e di scrivere al Sindaco di Sassari.

 

 

Questo il testo della lettera:

«Gentilissimo Signor Sindaco, le scrivo per esprimerle tutto il mio dispiacere per la programmata manifestazione di oggi, ossia la presentazione in piazza Santa Caterina, sul sagrato dell’omonima Chiesa del libro del Signor Vladimiro Guadagno, noto Luxuria, nel contesto del ben noto “pride” convintamente patrocinato dal Comune di Sassari, che Ella guida. Compio questo passo incoraggiato dal fatto che tale manifestazione avverrà nel giorno in cui la Chiesa Cattolica ricorda il precursore del Signore San Giovanni Battista, il quale al potente di allora, Erode, disse chiaramente e fedelmente il “pensiero di Dio”, rimettendoci così la testa. A me, per il momento, viene richiesto di rimetterci la faccia (nel Vangelo di domani Domenica Gesù dice: chi si vergognerà di me davanti agli uomini anch’io mi vergognerò di lui …), cosa che faccio compiendo questo atto di rimostranza. Né d’altra parte mi trattiene dal farlo il fatto che le autorità ecclesiastiche, ad oggi, non abbiamo fatto sentire la loro voce; ciascuno risponderà della propria responsabilità dinnanzi a Dio. Non entro in merito della scelta della Sua amministrazione riguardo al patrocinio concesso, solo chiedo il rispetto del luogo che, sebbene pubblico, è sempre un luogo antistante ad un luogo sacro attualmente officiato, il quale, se non dice più niente a Lei e alla Sua amministrazione, lo dice ancora a dei cittadini, fedeli e non, che si associano alla presente protesta esigendo di essere rispettati. Ora, come non vedere la manifestazione programmata come una provocazione? Perché, ad esempio, non si prova a farla dinnanzi ad un luogo di culto islamico? Che si direbbe poi se un gruppo di fedeli andasse dinnanzi ad un circolo gay a leggere alcuni brani della Sacra Scrittura? Si direbbe, anzi si griderebbe: provocazione! Ancora: cosa si sarebbe pensato se tale evento fosse stato organizzato nel piazzale antistante al Santuario della Grazie caro alla devozione dei sassaresi? Questa è una provocazione! Ma la Chiesa di Santa Caterina è un luogo sacro alla pari di quello! Non bisogna infatti disporre di un’intelligenza superiore per capire che le tesi sostenute nel libro in questione sono antitetiche all’insegnamento della Chiesa. Di più il suddetto libro entra nel merito discettando provocatoriamente di Bibbia, papi, insegnamento ecclesiastico. Decenza dunque voleva che, per non diventare provocazione indebita, almeno il luogo della presentazione fosse un altro, diverso da quello scelto. Detto questo la saluto cordialmente, rinnovando, come la Chiesa ha sempre insegnato, l’impegno a pregare per i governanti, chiunque essi siano. Don Giuseppe Virgilio, Rettore della Chiesa di Santa Caterina».

Onore a don Giuseppe!

Un vero “pride balente”.

Un autentico discendente dei prodi Iliensi. Un vero “ἐλεύθερος”. Libero rispetto all’asfissiante deriva totalitaria del pensiero dominante. Libero rispetto alla desolante codardia di un certo mondo cattolico che si è arreso alla dittatura ed appare ormai del tutto incapace di reagire all’intolleranza del Potere e all’arroganza delle ideologie nemiche dell’uomo.

Viva la Sardegna, “ἡ νῆσος των ἐλεύθερων”, l’Isola dei liberi e coraggiosi!

Gianfranco Amato