L’esempio del colibrì

Ad un mese dalle elezioni del 4 marzo ancora si discute dell’esito ottenuto in termini di voti dal Popolo della Famiglia. Soprattutto in ambiente cristiano qualcuno insiste nel ritenere quell’esperienza un tentativo velleitario e inutile. In quello stesso ambiente, però, tutti concordano sul fatto che siamo di fronte ad una emergenza storica. Per la prima volta nel nostro Paese i tre filoni culturali che hanno contribuito a scrivere la costituzione italiana, ovvero quello cattolico, quello liberale e quello socialista, non hanno più una rappresentanza significativa in parlamento. Sono stati sostituiti da un populismo nichilista, che non potrà non avere pesanti ripercussioni anche dal punto di vista antropologico.

Nessuno però, in ambito cristiano, sembra reagire di fronte a questa emergenza, salvo evidenziare l’inconsistenza del generoso tentativo in cui si è lanciato il Popolo della Famiglia. Gli aggettivi si sono sprecati: ingenuo, utopico, puerile, naïf, inconsistente, risibile, insensato, velleitario. Tra i giudizi più caustici c’è stato quello di chi ha paragonato l’esperienza politica del Popolo della Famiglia al tentativo di spegnere un incendio con il contagocce. Ecco, proprio questa immagine mi ha fatto venire alla mente una favola africana segnalatami da un amico sacerdote, che credo calzi a pennello.

Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà. Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì.

Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d’acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.
Il colibrì, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: «Cosa stai facendo?». L’uccellino gli rispose: «Cerco di spegnere l’incendio!».
Il leone si mise a ridere: «Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?», e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l’uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua.
A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco.
Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme. Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d’animale si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume.
Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell’aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco.
A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l’arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio poteva dirsi ormai domato.
Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco.
Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: «Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che “insieme si può” spegnere un grande incendio».

Anche nella savana della politica italiana, forse, l’dea lanciata dal Popolo della Famiglia potrà essere seguita prima dai “cuccioli” e poi dai “grandi”, e potrà consentire di vincere tutti insieme contro il fuoco devastatore. Noi, comunque, come il colibrì, continuiamo a portare la nostra piccola goccia d’acqua sulle fiamme del grande incendio, senza farci condizionare dalle critiche. Prima o poi, anche gli altri seguiranno l’esempio.