Cari i miei codardelli!
Deve dare veramente fastidio questa Silvana De Mari.
Ieri sera, alle 20.21, un’ora e mezza dopo aver pubblicato l’articolo intitolato “Stiamo in piedi al fianco di Silvana!“, il mio sito ufficiale ha subito un pesantissimo attacco hacker, definito in termine tecnico con la sigla DOS (denial of service). In particolare si è trattato di un D-DOS (distributed denial of service), un attacco perpetrato usando circa 500 diversi indirizzi IP, tutti localizzati, in Italia, i quali producevano richieste di accesso al sito ogni secondo, in modo da eccedere in maniera significativa il limite imposto dal server.
Il sito è rimasto bloccato per circa quattro ore, fino a quando non è stato possibile arrestare definitivamente tutti i tentativi di accesso al sito da parte degli indirizzi IP incriminati.
Che gli hacker avessero preso di mira il mio sito era già stato ampiamente preventivato. Troppo scomodo. Fin dal suo esordio, infatti, si era presentato come «una postazione di resistenza», «una voce libera e controcorrente in difesa della Verità, un coraggioso spazio per la libertà di opinione, una fonte di notizie non manipolata dal potere, un mezzo di conoscenza della realtà alternativo alla propaganda di regime, una postazione di resistenza contro l’attuale dittatura del Pensiero Unico».
Gli hacker devono aver identificato l’articolo sulla dottoressa De Mari come la migliore occasione per far scattare l’ora X dell’attacco.
All’infame che nasconde il proprio volto dietro la comoda maschera dell’anonimato non riconosco neppure la dignità di nemico. Non merita neanche il sentimento di disprezzo il vigliacco che in maniera vile e proditoria colpisce alle spalle nascondendo vergognosamente la propria faccia.
Questi pusillanimi sicari di regime, questi meschini scherani del Potere, questi ignobili sgherri della dittatura del Pensiero Unico ieri hanno attaccato il mio sito cercando di spegnere una voce libera nell’attuale squallido panorama culturale, intellettuale, politico e morale del nostro sciagurato Paese. Hanno tentato, ma non ci sono riusciti.
Ebbene sappiano, costoro, che la mia voce non riusciranno mai e poi mai a spegnerla.
Perché io ho quello che loro non hanno: il coraggio delle idee.
Sì, io ho il fegato di proclamare pubblicamente quello in cui credo. Io ho la forza di firmarmi con il mio nome e il mio cognome. Io ho il sangue freddo di accettare qualunque confronto. Io ho l’audacia di guardare in faccia il mio nemico. Io ho la fierezza di combattere contro il Potere a viso aperto. Io non ho bisogno di nascondermi dietro lo schermo di un computer.
Cari i miei codardelli, vi sfido formalmente ad un confronto pubblico. Scegliete voi il luogo, la data e l’ora. Fatemi vedere se siete capaci di formulare un pensiero compiuto in lingua italiana, se avete ancora sotto la scatola cranica qualche neurone, se possedete almeno la larva di un’idea, o se il cervello lo avete ormai definitivamente portato all’ammasso del Pensiero Unico.
Fatemi vedere se riuscite ancora a balbettare qualche parola o se oramai siete capaci solo ad esprimervi col gesto meccanico di un click sulla tastiera.
A quegli hacker, invece, che pensano sia giusto colpire personaggi come il sottoscritto, Mario Adinolfi o Silvana De Mari, in nome dei cosiddetti diritti LGBT, della “tolleranza”, della “lotta alla discriminazione”, del principio “love is love”, vorrei dire che neanche la motivazione dell’ideale più alto rende queste azioni qualcosa di diverso da quello che sono: illegali, immorali e incivili. Non è certo zittendo il proprio avversario che si riesce a servire meglio la propria causa. Riflettete, codardi, riflettete!
Se ancora vi resta un neurone per riflettere.
Gianfranco Amato
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