Sempre più pastori coraggiosi

Sempre più pastori coraggiosi

L’ho rivisto con grande piacere, dopo esattamente un anno dal quel 7 febbraio 2016 in cui tenni presso la Chiesa di Sant’Anna, a Sala Consilina, un incontro di formazione organizzato dalla Diocesi di Teggiano-Policastro sul tema “Famiglia. Quale futuro?”.

Sto parlando del Vescovo di Teggiano-Policastro, Sua Eccellenza mons. Antonio De Luca. Mi chiamò nella sua diocesi dopo aver letto il mio libro “Gender (d)Istruzione” che aveva definito una «bomba». Ad un anno di distanza, ci siamo rincontrati in occasione del convegno organizzato dall’I.S.S. Carlo Pisacane di Sapri che si è tenuto oggi, 24 febbraio 2017, presso l’Auditorium Comunale Giuseppe Cesarino di Sapri, dal titolo “Ambiente umano: Eteronomia ed Autonomia nell’era 3.0”. Presenti circa quattrocento ragazzi di quell’istituto scolastico. Monsignor De Luca ha voluto rivolgermi alcune parole di sincero e affettuoso apprezzamento durante il suo saluto iniziale ai convegnisti.

Il Vescovo Antonio è un Pastore coraggioso. L’anno scorso non ebbe il minimo dubbio né tantomeno la minima paura nel denunciare la teoria gender e gli attacchi alla famiglia come un vero e proprio «sovvertimento della natura». Queste le parole di monsignor De Luca pronunciate in un’intervista televisiva rilasciata proprio il 7 febbraio 2016:

«Viviamo un momento nel quale la natura viene sovvertita creando un disordine che tocca non solo la famiglia, nucleo della società, ma che mette pure in discussione i percorsi educativi».

«Noi crediamo fermamente», continuava il Vescovo «in un grande principio filosofico, che è diventato anche cristiano, secondo cui l’essere è superiore al genere, e il genere non siamo noi a darcelo ma ce lo consegna la natura». Per monsignor De Luca, l’attacco ideologico che oggi sembra imperversare parte dal falso presupposto che il genere non sia un elemento oggettivo «consegnato dalla natura, ma il frutto di un’esperienza culturale, ambientale, e soprattutto che il genere si sceglierebbe in seguito a determinati contesti culturali e ambientali». «A noi sembra, invece», precisava sempre il Vescovo nell’intervista, «di dover privilegiare un percorso naturale secondo l’uomo e la donna sono stati creati da Dio maschio e femmina a Sua immagine e somiglianza, ed è per questo che noi crediamo fermamente nella differenziazione sessuale, perché così è stata concepita, voluta e sognata dal cuore di Dio; e per questo crediamo anche che la famiglia nasca dall’unione tra maschio e femmina aperta alla prospettiva della vita, la sola capace di una vera educazione dei bambini e l’unica a cui si possano consentire eventuali forme di affidamento». Concludeva precisando che «riaffermare la differenziazione sessuale come cultura sociale cristiana» non deve diventare una battaglia ideologica ma deve essere capace di esprimere «la passione per una forma naturale di convivenza».

Parole chiare, semplici, univoche, che solo un Pastore coraggioso oggi può permettersi di pronunciare pubblicamente. Le affermazioni di monsignor De Luca, com’era prevedibile, sono state oggetto di critiche futili e polemiche pretestuose (anche all’interno del cosiddetto “mondo cattolico”), ma il Vescovo Antonio non è un Pastore che ha paura dei lupi. Neppure dei lupi travestiti da agnello.

Grazie, Eccellenza, per la testimonianza di fede e coraggio.

Gianfranco Amato