Prefazione a “Cronaca di un impegno civile per la libertà di educazione”
E’ con vero piacere che ho deciso di scrivere la prefazione di questo prezioso testo curato dagli amici Roberto Castenetto e Gianluca Stocchi, dal titolo significativo di Cronaca di un impegno civile per la libertà di educazione. Si tratta di una preziosa testimonianza che nasce dall’esperienza del Comitato Genitori Pordenone “Vogliamo educare i nostri figli”, una realtà che io ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare personalmente, seguendo spesso da vicino alcune delle iniziative intraprese dallo stesso comitato in difesa della libertà di educazione.
Oggi in Italia sembrano proliferare, in tutto il territorio nazionale, realtà aggregative di genitori consapevoli della necessità di rivendicare e tutelare i propri diritti, a cominciare dal «diritto di priorità nella scelta del genere di educazione da impartire ai propri figli», contemplato nell’art.26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo[1]. E, a prescindere da tutto, questo resta comunque un dato decisamente positivo. Nessuno può negare l’aspetto utile e virtuoso che offre la coscienza sociale quando si mobilita per la rivendicazione e la difesa di diritti, soprattutto quando questi diritti riguardano anche soggetti più deboli come i figli minori.
Nel panorama nazionale di queste realtà aggregative, il Comitato Genitori di Pordenone fin dal suo costituirsi si è distinto per alcune peculiarità che mi hanno personalmente colpito, e che lo caratterizzano in maniera interessante rispetto ad altre esperienze simili nel nostro Paese. Si tratta, infatti, di una realtà associativa costituita da genitori che, sinceramente mossi da un’autentica preoccupazione, hanno fin da subito intrapreso una linea d’azione del tutto scevra da qualunque impostazione ideologica, del tutto sottratta a qualunque tentativo di strumentalizzazione politica, del tutto priva di qualunque intento allarmistico. Mi ha davvero sorpreso la capacità di quei genitori di razionalizzare i problemi, di analizzarne criticamente gli aspetti, di cercare sinceramente soluzioni concrete. Tutto questo senza acrimonia, reazioni scomposte, atteggiamenti irragionevoli. Un’altra delle caratteristiche che ho notato con piacere nell’esperienza del comitato pordenonese è stata la capacità – dovuta anche all’apporto professionale di alcuni suoi membri – di approfondire dal punto di vista scientifico, storico, filosofico, culturale e sociale l’origine e lo sviluppo della teoria gender e della relativa ideologia.
Prova tangibile a conferma di questa mia impressione è la pubblicazione del presente volume.
Cronaca di un impegno civile per la libertà di educazione, seppur sinteticamente, affronta in maniera scientifica e completa gli aspetti legati alla gender theory e al genderismo, nonché la loro diffusione nei documenti degli organismi internazionali e nazionali. Da questo punto di vista, il testo costituisce uno strumento snello e di facile consultazione per avere una prima infarinatura di come questa teoria sia stata recepita in alcuni documenti giuridici. Uno strumento usufruibile anche da non addetti ai lavori e che evita di smarrirsi nel labirinto della trattatistica internazionale.
Segue una puntuale, dettagliata ma soprattutto documentata testimonianza di come la teoria gender sia concretamente entrata nell’educazione scolastica del Friuli Venezia Giulia, attraverso quali programmi, quali iniziative, quali progetti. L’indicazione specifica e documentata di fonti, circostanze, luoghi, tempi, e casi concreti non appare soltanto utile a chi fosse davvero interessato a conoscere cosa sta accadendo nelle scuole friulane, ma costituisce la migliore risposta a tutti coloro che lanciano l’accusa di creare inutile allarmismo e generare “terrorismo psicologico”. Quando parlano i fatti, le parole devono tacere. E, come scriveva il grande Mikhail Bulgakov nella sua opera Il maestro e Margherita, «nulla è più ostinato di un fatto».
Dopo aver approfondito anche l’aspetto interessante dei rapporti tra famiglie e istituzioni scolastiche, e aver descritto la nascita dei Comitati Genitori, l’opera si chiude con il capitolo dedicato ai problemi ed alle prospettive dell’educazione alla parità di genere nella scuola, un capitolo che merita decisamente di essere letto.
Utili anche le numerose e puntuali note bibliografiche che danno il senso della serietà del lavoro scientifico che ha originato la redazione e la stesura di questo testo.
Impegnarsi civilmente per la libertà di educazione significa avere a cuore il destino di un popolo e amare profondamente la libertà, che ha la sua espressione privilegiata proprio nella possibilità di educare. Ho citato nel mio libro Per l’Umano e per l’Eterno [2], le parole di mons. Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, che appaiono oggi più che mai drammaticamente attuali: «La libertà di educazione è la condizione essenziale per la libertà e quindi per una democrazia reale. L’educazione implica la possibilità per un adulto di proporre al proprio figlio o al proprio amico, quello che più gli preme, quello di cui è persuaso, senza questa libertà non ci sarebbe più un nesso naturale tra un padre e un figlio»[3].
E’ proprio per difendere questo imprescindibile «nesso naturale», che i genitori hanno il dovere morale di combattere ad oltranza, senza mai arrendersi, rivendicando sempre e in ogni ambito il loro sacrosanto diritto alla libertà di educazione.
Gianfranco Amato
- UDHR The Universal Declaration of Human Rights, article 26 (3): «Parents have a prior right to choose the kind of education that shall be given to their children».
[2] G. AMATO, G. MANGIAROTTI, Per l’Umano e per l’Eterno, Milano, Ed. Ares, 2016, pp. 21-22.
[3] L. GIUSSANI, La fraternità di Comunione e Liberazione, Cinisello Balsamo, Ed. Società San Paolo,2002, pp. 139-140.