PDF: Reddito di maternità

PDF: Reddito di maternità

C’è una parola-chiave che terrà banco nella prossima campagna elettorale per le politiche: reddito di cittadinanza. Storico cavallo di battaglia del movimento Cinque Stelle e della Sinistra dura e pura, il reddito di cittadinanza ha recentemente ricevuto una particolare attenzione anche da parte di Silvio Berlusconi e Forza Italia. Non importa se in realtà si continua a fare confusione tra “reddito di cittadinanza” (RDC), che è universale e incondizionato, e reddito minimo garantito (RMG), che è invece selettivo e condizionato. Per i nostri politici queste sono quisquiglie da economisti. In realtà, il primo è pura fantascienza. Tito Boeri e Roberto Perotti hanno calcolato che in Italia un reddito di cittadinanza a 500 euro al mese, dato a 50 milioni di persone che abbiano compiuto 18 anni, può avere un costo di 300 miliardi di euro «quasi il 20 per cento del Pil». Impensabile. Sul secondo, ossia il reddito minimo garantito, si potrebbe anche discutere. Una misura di questo genere è contenuta, perlatro, nel disegno S.1148 presentato al Senato dai grillini il 29 ottobre 2013, assai impropriamente intitolato «istituzione del reddito di cittadinanza», visto che si tratta, in realtà, di reddito minimo garantito in particolari condizioni.

Ma anche su questo tema il Popolo della Famiglia va controcorrente.

Ha una proposta tutta sua: il reddito di maternità. Si tratta di un emolumento mensile, della dignità di un vero e proprio stipendio, per ogni donna che, regolarmente sposata, decida di stare a casa a fare la mamma. Così, con un colpo solo, si consolida la famiglia e si affronta il problema tragico del tasso di natalità italiano.

L’obiezione di qualche trombone della vecchia politica è sempre la stessa: «Ma dove pensate, voi ingenuotti, di trovare i soldi?». Questa volta abbiamo una sorpresa. Se il Popolo della Famiglia fosse stato al governo da giugno scorso, noi oggi avremmo già il reddito di maternità. La copertura finanziaria? Eccola scaglionata progressivamente: 3,7 milioni di euro per l’anno 2016, 6,7 milioni di euro per l’anno 2017, 8 milioni di euro per l’anno 2018, 9,8 milioni di euro per l’anno 2019, 11,7 milioni di euro per l’anno 2020, 13,7 milioni di euro per l’anno 2021, 15,8 milioni di euro per l’anno 2022, 17,9 milioni di euro per l’anno 2023, 20,3 milioni di euro per l’anno 2024 e 22,7 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025. In totale 130 milioni in dieci anni.

Da dove prenderli? Ecco la risposta: per quanto riguarda 3,7 milioni di euro per il 2016, 1,3 milioni di euro per il 2018, 3,1 milioni di euro per il 2019, 5 milioni di euro per il 2020, 7 milioni di euro per il 2021, 9,1 milioni di euro per il 2022, 11,2 milioni  di  euro  per il 2023, 13,6 milioni di euro per il 2024 e 16 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025, i soldi si potrebbero ottenere mediante la riduzione  del  Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282,  convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. Per quanto riguarda, invece, i 6,7 milioni di euro annui a decorrere dall’anno  2017, i soldi si sarebbero potuti recuperare mediante corrispondente riduzione delle proiezioni, per gli anni 2017 e 2018, dello stanziamento  del  fondo  speciale  di  parte  corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e  speciali» della missione «Fondi  da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2016, allo  scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.

Come vedete, il Popolo della Famiglia sa dove recuperare i fondi. Credete che si tratti di pura fantasia? No. I numeri che avete appena letto sono esattamente la copertura finanziaria che la Ragioneria di Stato ha certificato per la cosiddetta Legge Cirinnà sulle unioni gay.

Se al governo ci fosse stato il Popolo della Famiglia quella legge non sarebbe mai stata varata, e quando il Popolo della Famiglia andrà al governo quella legge verrà abrogata. E con i soldi previsti dalla copertura finanziaria della Cirinnà si potrà incentivare la formazione delle giovani famiglie, istituire il reddito di maternità e realizzare, finalmente, vere politiche in favore della vita e della famiglia. Forse avanzerebbero anche i soldi per qualche casetta da destinare ai terremotati di Norcia.

Ricordatevene nel segreto dell’urna.

Gianfranco Amato

Gianfranco Amato

Gianfranco Amato, avvocato, opera attivamente nel campo della bioetica da circa venticinque anni. È conferenziere a livello internazionale su tematiche bioetiche, riguardanti in particolare la famiglia, l’educazione, le dipendenze giovanili, e il diritto naturale. È stato nominato, in qualità di esperto, Direttore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio permanente sulle famiglie della Regione Siciliana, con decreto assessoriale n. 81 del 23.5.2023 È stato più volte audito, sempre in qualità di esperto, dal Parlamento italiano, sia al Senato che alla Camera dei Deputati, su proposte di legge attinenti alle tematiche di cui si occupa, in particolare in tema di libertà di opinione e di famiglia. È Presidente nazionale dell’organizzazione Giuristi per la Vita, un gruppo di avvocati, magistrati e docenti universitari che combattono a livello legale in difesa del diritto alla vita, della famiglia e della libertà di educazione. È noto anche in America Latina, soprattutto in Messico, Costa Rica e Cile, dove viene spesso invi- tato, in qualità di esperto internazionale, da istituzioni pubbliche a livello parlamentare, da Ordini Professionali, e da varie Università cui collabora a livello accademico. Ha scritto una quindicina di libri Ha ottenuto il premio “Testimoni 2014” dalla Fondazione Fides et Ratio, e il premio internazionale all’Impegno Sociale 2015 intitolato alla memoria dei giudici martiri Rosario Livatino, Antonino Saetta e Gaetano Costa.