Toscani a giudizio

È davvero incredibile come si continui a dare spazio mediatico a personaggi del calibro di Oliviero Toscani. L’ultima sua intemerata radiofonica ha per oggetto, ça va sans dire, l’ennesimo insulto agli elettori ed ai militanti di un partito di governo. «Il mio cane è più intelligente di qualsiasi leghista», ha proferito tronfio il fotografo che si atteggia a maître à penser. Il punto è che sono mesi che costui vomita offese deliranti, senza pensare alle conseguenze di quello che dice. Sì perché invece di aprire bocca e lanciare l’ennesima ingiuria, Toscani dovrebbe prepararsi per il processo che lo attende il prossimo 5 novembre davanti il Tribunale di Milano, dove dovrà rispondere dei reati di cui all’art. 403 e 404 del Codice Penale, quelli che puniscono l’offesa ad una confessione religiosa mediante il vilipendio di persone e di cose. La vicenda risale al 2 maggio 2014 (la giustizia italiana, si sa, non ha tempi celerrimi) ed è relativa ad una delle tante interviste che Toscani ama rilasciare alla trasmissione “La Zanzara” dell’emittente confindustriale Radio 24. In quell’occasione l’Oliviero nazionale non si fece proprio mancare nulla, riuscendo a paragonare le chiese a dei «club sadomaso», a definire i cattolici dei nazisti, l’attuale Sommo Pontefice Papa Francesco un «vecchio banale», e San Giovanni Paolo II un «assassino». Per non parlare delle espressioni ingiuriose nei confronti del crocefisso, delle statue di santi e degli angeli negli altari definiti «bambini nudi che volano», con riferimento ad un particolare “gusto” sessuale (allusione neppure molto velata alla pedofilia). Per essere precisi Toscani, nell’insultare i due papi, ha usato queste esatte parole: «Papa Bergoglio parla come mio nonno sessantanni fa e non gli dava retta nessuno. Dice delle banalità e delle cose così normali che viene da pensare: ma in questi anni che cazzo ci hanno detto questi papi? E poi fanno santo Wojtyla che era contro il preservativo in Africa. Ha fatto dei disastri, un assassino. Uno che dice in un posto dove c’è l’Aids di non usare il preservativo». Mentre sull’iconografia e gli oggetti sacri il fotografo ha usato questa immagine: «Pensate di essere un extraterrestre che atterra in Italia ed entra in una chiesa cattolica. Vedi uno attaccato e inchiodato alla croce, un altare con dei bambini nudi che volano. Lui non sa che sono angeli. Poi vedi quell’altro sanguinante, ce n’è di tutti i gusti. Io credo che un club sadomaso non sia così all’avanguardia. La Chiesa sembra un club sadomaso. Anch’io mi sento offeso da questa iconografia cattolica».

Quando le affermazioni deliranti di Oliviero Toscani andarono in onda, due associazioni, i Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus, non riuscirono a restare indifferenti difronte a contumelie così becere, gratuite e del tutto irrispettose del sentimento di milioni di persone. Decisero, quindi, di presentare una denuncia-querela contro Toscani. Il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, dr. Stefano Civati, ha ritenuto sussistenti gli estremi di reato ipotizzati dai denuncianti e ha emesso nei confronti di Toscani un decreto di citazione diretta a giudizio per l’udienza del 5 novembre 2018. C’è da sperare che in quell’occasione, davanti al giudice, Toscani torni in sé, riesca a moderare la lingua e a difendersi utilizzando parole più sobrie. Ce lo auguriamo per lui.

Io non sono un estimatore di Umberto Eco. O meglio, non apprezzo affatto l’Umberto Eco radical-chic, l’autore del “Il nome della Rosa”, il detrattore dell’epopea medievale, il liberal relativista ateo del «nomina nuda tenemus». Preferisco il primo Eco, l’intraprendente attivista della GIAC, la Gioventù di Azione cattolica, il militante cristiano da comunione quotidiana e da confessione settimanale, che scelse san Tommaso per la sua tesi, pensando alla fede da difendere più che ad una laurea da conquistare. Se non si fosse smarrito con la maturità, i cristiani italiani, forse, avrebbero avuto uno straordinario apologeta e uno scintillante polemista dalla loro parte. Comunque sia, non ho potuto negare ad Eco l’indubbia intelligenza. Un’aggravante nel suo smarrimento dell’età adulta. Ho fatto questa piccola digressione su Eco, perché tra le diverse cose intelligenti che gli ho sentito dire c’è anche questa: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Non riesco a non pensare a questa frase di Eco ogni volta che mi tocca ascoltare alla radio o in televisione Oliviero Toscani.


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