PDF: No alle fabbriche di umani!

PDF: No alle fabbriche di umani!

L’essere umano non si può fabbricare. L’essere umano non si può considerare oggetto di una transazione commerciale. L’essere umano non è un prodotto.

Questi tre principi costituiscono un caposaldo della nostra civiltà.

Ecco perché appare del tutto inaccettabile l’idea di una procreazione artificiale della vita.

Oggi l’uomo moderno ha completamente smarrito la grande distinzione aristotelica tra “fare” ed “agire”, tra ποίησις e πρᾶξις. Si può fare una macchina, fare un manufatto, fare un oggetto, ma non si può agire una macchina, agire un manufatto, agire un oggetto. Il grande filosofo greco, infatti, nel VI Libro della sua Etica Nicomachea sosteneva che l’uomo opera secondo due diverse prospettive, ossia quella produttiva (poiesis), e quella comportamentale (praxis): «altro è la produzione e altro è l’azione». Secondo Aristotele «nell’operare produttivo della poiesis, tipica dell’artigiano, la produzione non è fine a se stessa, ma è relativa ad un oggetto, cioè è produzione di qualcosa, mentre, al contrario, nell’operare comportamentale della praxis l’azione morale è fine in se stessa, giacché l’agire moralmente buono è un fine, e il desiderio è desiderio di questo fine».

Tale fondamentale e oggi dimenticata distinzione può essere applicata all’essere umano e al contesto sociale in cui egli opera e vive. Infatti, in una società modellata sulla ποίησις (poiesis), il fare è finalizzato al raggiungimento di risultati nel mondo, con la conseguenza che gli esseri umani vengono ridotti a meri beni di consumo, magari creati in provetta, a cui applicare criteri standardizzati di perfezione. Al contrario, in una società modellata sulla πρᾶξις (praxis), ciò che conta non è la produzione di esseri umani secondo la logica fordista della catena di montaggio, ma l’orientamento dell’agire: il soggetto agente non è posto davanti ad un mondo di oggetti, ma al proprio agire, di cui è pienamente responsabile.

Questo concetto è stato magistralmente ripreso da Benedetto XVI nel suo discorso tenuto agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede il 9 giugno 2011, quando ha ricordato che «il fondamento del dinamismo del progresso corrisponde all’uomo che lavora e non alla tecnica, che non è altro se non una creazione umana», e che «puntare tutto su di essa o credere che sia l’agente esclusivo del progresso o della felicità comporta una reificazione dell’uomo». «La tecnica che domina l’uomo», ha continuato in quel discorso il Santo Padre, «lo priva della sua umanità», generando «un economismo intrattabile e un certo edonismo, che determina i comportamenti in modo soggettivo ed egoistico», e questo perché «l’affievolirsi del primato dell’umano comporta uno smarrimento esistenziale e una perdita del senso della vita», essendo noto che «la visione dell’uomo e delle cose senza riferimento alla trascendenza sradica l’uomo dalla terra e, fondamentalmente, ne impoverisce l’identità stessa». Una comunità sociale che smarrisce l’autentica identità dell’uomo, riducendolo a mero prodotto o a materiale di consumo, finisce per limitare il proprio orizzonte alla sola egoistica prospettiva dei beni materiali e dei profitti dimostrabili.

Questa è la ragione per cui il Popolo della Famiglia non può accertare l’idea che la reificazione dell’uomo ottenga l’avvallo normativo del parlamento attraverso una legge che autorizzi la procreazione artificiale. Il programma politico del Popolo della Famiglia prevede, infatti, al riguardo una proposta di legge molto semplice, formata da soli quattro articoli. Eccoli in ordine numerato:

ART.1) Il ricorso a qualunque pratica di procreazione medicalmente assistita è vietato.

ART.2) Chiunque realizza un processo volto ad ottenere un essere umano attraverso il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è punito con la reclusione da cinque a dieci anni e con la multa da 300.000 a 500.000 euro. Il medico è punito, altresí, con la sospensione da uno a tre anni dall’esercizio della professione.

ART.3) Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Il medico è punito, altresí, con la sospensione da uno a tre anni dall’esercizio della professione.

ART.4) Chiunque realizza un processo volto ad ottenere un essere umano discendente da un’unica cellula di partenza, eventualmente identico, quanto al patrimonio genetico nucleare, ad un altro essere umano in vita o morto, è punito con la reclusione da dieci a venti anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Il medico è punito, altresí, con l’interdizione perpetua dall’esercizio della professione.

Occorre ripristinare il pericoloso vulnus inferto alla nostra civiltà occidentale dall’introduzione normativa della possibilità di “fabbricare” esseri umani, in nome non soltanto della fede cristiana che per duemila anni ha plasmato quella civiltà, ma anche in virtù della più antica ragione aristotelica. Quella che sapeva distinguere tra ποίησις e πρᾶξις.

Gianfranco Amato