MPS: L’ultima lezione per Renzi

MPS: L’ultima lezione per Renzi

 

Vittorio Sgarbi ricorda Caravaggio. Genio e sregolatezza. L’ultima sua provocazione sulla vicenda del Monte dei Paschi ha fatto scalpore. Con i toni che gli sono consueti, Vittorio ha semplicemente fatto una costatazione: poiché quella banca è stata lo strumento del potere politico del PD, sia ora il PD, e non i correntisti, a pagare la voragine di debiti lasciata dalla gestione politica di quella banca. Chi, come me, ha vissuto vent’anni in Toscana, sa, in effetti, che quell’istituto di credito ha rappresentato un vero potere collaterale del PCI, DS, PDS, PD senza soluzione di continuità.

Anche sulla vicenda del Monte dei Paschi Renzi è riuscito a brillare per incoerenza.

Lo ricordiamo tutti al Forum Ambrosetti di Cernobbio lo scorso 2 settembre quando, dopo aver esortato i politici a «stare fuori dalle banche», si azzardò a dire che «la politica è la maggiore responsabile, perché ha pensato di continuare ad avere un impatto fortissimo nel mondo delle banche». Arrivando ad ammutolire tutti quando, subito dopo, continuò con una simpatica precisazione: «Ogni riferimento al Monte dei Paschi di Siena o ad alcune banche popolari è puramente voluto». Finalmente il Giustiziere della Notte che fa pulizia dentro il PD, qualcuno avrà pensato. Renzi, però, non ha capito che nel mondo digitale tutto quello che viene riferito pubblicamente lascia traccia. Ogni suo intervento – grazie anche all’ego ipertrofico che lo contraddistingue – è stato registrato, ripreso, filmato, trascritto. Anche la sua intemerata a Cernobbio. Peccato che il nostro Matteo, dall’eloquio facile e dalla memoria debole, mentre pontificava al Forum Ambrosetti, sulla vicenda MPS interveniva eccome. Anche a gamba tesa. In quegli stessi giorni, infatti, il ministro del Tesoro del governo Renzi, Piercarlo Padoan, invitava gentilmente l’amministratore del Monte dei Paschi, Fabrizio Viola, a farsi da parte perché non gradito al Capo. Ed è singolare, come ha fatto notare Michele Arnese su “Formiche”, che un semplice azionista del 4% – questa è infatti la quota del Tesoro in MPS – possa aver avuto il potere di cacciare un amministratore delegato. Neanche una settimana dopo la sua reprimenda contro la politica che si occupa di banche, lo stesso Renzi, questa volta in persona, chiedeva aiuto ai cinesi per salvare la banca del PD. Lo ha riferito “Repubblica” nell’articolo di Andrea Greco, intitolato Mps, aumento in salita Renzi sonda anche i fondi sovrani cinesi. Raccontava, infatti, il giornalista di “Repubblica”: «Al lavoro, con la moral suasion che l’esecutivo da almeno due anni dedica al caso, ci sarebbe anche il premier Matteo Renzi, che, secondo fonti finanziarie, nel recente G20 ad Hangzhou avrebbe sottoposto a un paio di fondi sovrani cinesi il dossier MPS, sperando di ottenere gli 1-2 miliardi di euro che governo e banche d’affari ritengono imprescindibili per la riuscita dell’aumento Mps». E spiegava sempre Greco nel suo articolo, che lo stesso Renzi alla domanda se fosse preoccupato per l’uscita dell’amministratore delegato Viola, ha risposto così: «No, no, no. Credo che la strada sia tracciata ed è una strada su cui sono fiducioso; molto più di due mesi fa».

Matteo ha imparato a sue spese – con il risultato del naufragio referendario –  che la coerenza è uno dei criteri che gli elettori maggiormente utilizzano per giudicare un politico. La coerenza va a braccetto con la credibilità. Questa lezione sembra che Renzi l’abbia imparata, troppo tardi, con il suo ultimo gesto: le dimissioni. Ora, però, deve dimostrare di essere coerente fino in fondo, e lasciare definitivamente la politica. Sparire del tutto dalla circolazione. Matteo, ti ricordi di averlo promesso. Abbiamo il video!

Gianfranco Amato