L’ultima provocazione!

Pare proprio che il periodo liturgico della Settimana Santa riesca a stimolare i più bassi istinti offensivi dell’attivismo estremista LGBT. C’è un che di sovrannaturale. Un rigurgito ingiurioso e luciferino di spregio anticristiano.

Dopo la disgustosa iniziativa dell’associazione omosessualista “Il Cassero”, denominata “Venerdì credici”, pubblicizzata con un immagine di Gesù Cristo sodomizzato con una croce, quest’anno è toccato al Giovedì Santo. L’associazione “DiverCity” ha organizzato, infatti, una “serata gay” presso il Bar Verdi di Salerno, pubblicizzando l’evento con una locandina blasfema in cui il celebre dipinto leonardesco dell’Ultima Cena veniva “rivisitato” nella scena in un’orgia gay, con gli “apostoli” che si baciano tra loro e al centro un Gesù, con tanto di aureola e tatuaggi, che ammicca sorridente.

Il primo a reagire in maniera ferma e ineccepibile è stato Raffaele Adinolfi del Popolo della Famiglia di Salerno, con il seguente giudizio: «Mentre è ancora caldo il sangue dei Cristiani massacrati in Egitto per mano assassina, Salerno si prepara a fare strage di rispetto e buon gusto. E così, nel giorno dei Sepolcri, giovedì Santo, qualche blasfemo animatore della vita notturna giovanile ha pensato bene di organizzare in un noto locale salernitano del Parco Arbostella un evento “L’ultima cena” per strumentalizzare le immagini e le ricorrenze sacre. Una serata che ha come immagine di richiamo una scena in cui si ritrae Gesù Cristo in un’ultima cena gay. Le parole riportate dall’organizzatore sulla sua pagina Facebook “non siamo blasfemi… ma alternativi” ci sembrano incomprensibili. A noi del Popolo della Famiglia sembra che le immagini siano offensive ed alternative solo ad una cosa: il buon gusto. Sarebbe bello se proprietari e gestori annullassero la serata in segno di rispetto dell’intera comunità e delle sue tradizioni. Quel rispetto che le minoranze richiedono ma che spesso non sono disposte a concedere. Noi del Popolo della Famiglia possiamo solo manifestare pubblicamente il nostro sdegno ed invitare tutti i salernitani: credenti e non credenti, a fare altrettanto».

Isterica, stizzita ed offensiva – com’era, del resto, prevedibile – la reazione dell’Arcigay di Salerno: «Fermo restando che la comunicazione in oggetto ci è sembrata più provocatoria che blasfema, e fermo restando anche il rispetto per la sensibilità e il gusto estetico di ciascuno, eventuali contrarietà non possono trasformarsi in minacce di manifestazioni evidentemente votate allo scontro come il sit-in che è stato paventato dal Popolo della famiglia in occasione della stessa serata. Chiediamo quindi da un lato il rispetto della libera espressione e dall’altro la tutela e la sicurezza dei momenti aggregativi della comunità LGBTI del territorio. Siamo inoltre persuasi che ancora una volta le strumentalizzazioni di basso profilo non facciano altro che evidenziare la pochezza degli argomenti politici e della rappresentanza numerica di chi le mette in atto. Riteniamo inoltre che queste dichiarazioni non siano frutto della volontà di tutelare ed esprimere la propria Fede, cosa che non ha nulla a che vedere con i fatti in oggetto, ma semplicemente quella di ottenere briciole di visibilità in altro modo impensabili. Invitiamo infine la comunità LGBTI e a quanti hanno a cuore le libertà civili di questo territorio ad essere presente alla serata per ribadire ancora una volta la nostra presenza e i nostri diritti manifestando contro chi vorrebbe ridurci al silenzio e al Medioevo».

Una reazione che, comunque, non ha convinto nessuno. Neppure il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, che si picca di essere laico e persino gay friendly. Ha tenuto, infatti, a precisare: «Non ho, ovviamente, nulla contro i gay, anzi apprezzo chi lotta contro ogni discriminazione. Ho trovato, però, la locandina di pessimo gusto e inutilmente offensiva. Mi sembra naturale che abbia potuto offendere la sensibilità di quanti credono e non solo. Il periodo pasquale è un momento cospicuo, ricco di simboli e significati che viene avvertito, oggi come oggi, in un modo ancora più sentito, viste le tragedie globali, le persecuzioni e le stragi dei cristiani, non ultima quella delle chiese copte in Egitto. Ho chiaro e forte nella mia mente il ricordo del film “Il vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini in cui la solenne voce recitante di Enrico Maria Salerno pronunciava le parole forti sia in senso letterario sia di densità di valori del Vangelo. Sono suggestioni che mi ritornano costantemente alla mente nella ricorrenza pasquale: la tragedia di un uomo che si dona interamente per la salvezza degli altri, in una speranza di risurrezione. Sono temi alti che rendono ancora più sconcertante e censurabile la scelta della locandina fatta per promuovere una serata». Interessante il richiamo a Pasolini, intellettuale omosessuale controcorrente, che certo ha mostrato nei confronti della tradizione cristiana ben altra sensibilità degli attuali attivisti LGBT, contro i quali – se oggi fosse ancora vivo – avrebbe usato intelligenti parole di fuoco per questa squallida iniziativa blasfema.

Due circostanze, infine, contribuiscono a rendere la vicenda ancora più triste. La prima è che l’organizzatore dell’iniziativa e autore della locandina offensiva, tale Emanuele Avagliano, ha tenuto a precisare all’ANSA di «essere cresciuto nella religione cattolica» e di esserne tuttora devoto «praticante». La seconda circostanza è la reazione a dir poco tiepida di alcuni esponenti della Chiesa salernitana. Mi riferisco, in particolare, a don Nello Senatore il parroco della Chiesa di Gesù Risorto, che sorge a pochi passi dal locale in cui è stata affissa la locandina incriminata. Don Nello, dopo essersi affrettato a precisare che non intende esprimere alcuna condanna nei confronti degli autori dell’immagine sacrilega, si è limitato ad un generico appello al rispetto dei credenti, precisando quanto segue: «Non si può giocare con l’arte e la religione. I quadri non vanno mai deturpati, non possono essere imbrattati in una certa maniera». Si fatica a comprendere se il sacerdote imputi la gravità del fatto più all’oltraggio del prestigio artistico di Leonardo Da Vinci, che all’offesa dell’immagine sacra di Nostro Signore Gesù Cristo. Questo, comunque, il giudizio finale del reverendo Parroco: «Quanto fatto è dissacrante per chi crede, per chi non crede non ha alcun significato».

Una domanda, poi, la vorrei porre ai titolari del locale che hanno consentito l’esposizione della locandina blasfema. Se al posto di Gesù Cristo ci fosse stato il profeta Maometto, i signori proprietari del bar avrebbero dato il loro consenso? Penso proprio di no, perché sono convinto che essi non avrebbero certamente voluto offendere il sentimento religioso dei musulmani e rischiare una denuncia penale. Mi permetto di ricordare, infatti, che il vecchio reato di «offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di persone», previsto dall’art. 403 del codice penale, è stato modificato nel reato di «offese ad una confessione religiosa mediante vilipendio di persone», proprio per estendere la sua applicazione anche ad altre fedi. Una volta caduto il privilegio del cattolicesimo – non più considerato “religione di Stato” – ci ha pensato l’art.7 della legge 24 febbraio 2006, n. 85 ad unificare nella tutela apprestata da tale disposizione tutte le confessioni religiose, eliminando, appunto, la disparità di trattamento tra la religione cattolica e le altre, già sollevata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.168 del 18 aprile 2005. Ora resta da capire se Il reato di offesa ad una confessione religiosa previsto dall’art. 403 del codice penale valga solo per la fede musulmana, ebraica, sikh, indù, buddista o comprenda anche quella cristiana.

Un giudice a Salerno ci saprà dire.

Gianfranco Amato