Intervista a Mons. D’Ercole

Sull’atteggiamento della Chiesa cattolica rispetto al Congresso Mondiale delle Famiglie che si è svolto a Verona si è detto e scritto molto. Uno dei giudizi più lucidi a questo riguardo lo ha espresso mons. Giovanni D’Ercole, Arcivescovo di Ascoli Piceno, un fraterno amico, un Pastore coraggioso e mio Padre spirituale.

In questa intervista mons. D’Ercole dimostra di essere un Vescovo attento alla realtà e non timoroso di affermare la verità, oltre ad essere un uomo intelligente.

Eccellenza, come giudica le reazioni scomposte di coloro che hanno voluto criticare l’iniziativa del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie che si è tenuto a Verona?

Io credo che questo convegno sia stato incompreso e totalmente strumentalizzato, finendo, purtroppo, stritolato dal clima di continua propaganda elettorale che stiamo vivendo, dove lo scontro non conosce misura di colpi.

Ed allora anche il tema della famiglia, che in altri momenti avrebbe potuto avere un po’ più di rispetto, è stato oggetto di attacchi irrazionali e scomposti, tanto da far pensare addirittura a una sorta di strana, ma preoccupante forma di “famigliafobia”.

Perché è così difficile parlare di famiglia?

Quando parliamo della famiglia sembra che significhi attaccare e condannare automaticamente chi non crede nella famiglia naturale, costituita da un papà, da una mamma e da figli. Come se parlare di famiglia naturale significasse impedire con forza che ci siano nella società le unioni civili o le unioni omosessuali. C’è poco da fare, siamo vittime di un imbarbarimento culturale e di una chiusura mentale, oltre che di un indurimento del cuore per cui affermare le proprie convinzioni diventa, secondo questa logica perversa, voler prevaricare gli altri.

Lei non vede anche un’operazione ideologica di potere dietro questi attacchi?

Io credo che occorra ricordare un fatto essenziale, quello che Giovanni Paolo II ripeteva spesso: la famiglia è l’ultimo bastione a difesa della civiltà. E quindi questo attacco che è partito da molto lontano contro la civiltà e contro la Chiesa cattolica, va detto chiaramente, trova nella famiglia il terreno di scontro più significativo, dove l’attacco si fa più forte. Io sono però convinto che la famiglia resisterà. Non riusciranno, infatti, ad abbatterla, di questo sono certo.

Non pensa che oggi ci sia una sorta di reticenza, o forse di paura, nel difendere la famiglia?

Sì, anch’io percepisco un vero e proprio diffuso smarrimento e timore fra tanti cristiani. Si ha paura che difendendo la famiglia naturale si possano offendere altri. Credo che anche qui occorra uscire da questa paura. Oggi bisogna avere il coraggio di dire con chiarezza che solo la famiglia fondata sul matrimonio può generare figli e quindi dare futuro all’umanità. Tutto il resto ci può stare, per carità, perché la misericordia di Dio ci abbraccia tutti e nessuno ha diritto di ergersi a giudice degli altri, però – sia ben chiaro – chi difende la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna difende i diritti dei bambini, difende il futuro del mondo. Proprio perché si tratta di una causa della massima importanza e di una lotta tremenda contro forze occulte, dal punto di vista anche spirituale, noi dobbiamo pregare intensamente come disse di sé Papa Benedetto XVI all’inizio del suo ministero, perché i pastori non indietreggino davanti ai lupi che vogliono aggredire la verità del vangelo e, direi io, il vangelo della famiglia. Dobbiamo pregare tanto per noi vescovi e per tutti i pastori perché il nostro è un compito difficile, una missione che chiede tanta sapienza del cuore e coraggio nell’agire: È importante che chiunque ha responsabilità nelle nostre comunità cristiane non abbia paura di parlare, come più volte fa papa Francesco, di famiglia naturale.

Cosa l’ha maggiormente colpita negli attacchi rivolti al congresso?

Ho sentito parlare di ­«vergogna» a proposito di questo congresso di Verona, ho sentito parlare di «sfigati». Ho sentito di quelle stupidaggini che veramente ti fanno capire la chiusura mentale e qualche volta l’obnubilazione dovuta non solo all’ideologia, ma a qualcosa che non riesco neppure a comprendere. Davvero non riesco a capire come si possa reagire con  simili attacchi di fronte ad una cosa così bella come è la famiglia.

È noto come Lei non tema di dire la verità quando parla di famiglia naturale.

Io resto, seguendo l’esempio di Giovanni Paolo II con il quale ho avuto modo di collaborare, strenuo difensore della famiglia e sono disposto anche a farmi colpire in qualsiasi modo, pur di difenderla. Credo anche sia un dovere di tutti noi, di chiunque ama il futuro del mondo, e ama soprattutto essere fedele alla propria missione evangelica, difendere la famiglia.

Non rischia, così, di apparire poco “misericordioso”?

No! Difendere la famiglia naturale non vuol dire assolutamente – questo va detto in modo chiaro ­– non avere comprensione, come spesso Papa Francesco ci invita a fare, verso ogni altra forma di civile istituzione familiare oggi codificata da leggi statali. Non significa, soprattutto, essere privi di compassione, cioè di capacità di comprendere e compatire le ferite delle famiglie, che sono tante e spesso molto dolorose. Anzi aggiungerei, come l’esperienza mostra quotidianamente, che solo nella massima chiarezza della verità nasce il dialogo più fruttuoso che non è frutto di compromessi al ribasso ma di ricerca compartecipe del bene di tutti.

Cosa resterà, secondo Lei, di questa iniziativa tanto controversa?

Io credo che le verità ribadite al Congresso di Verona, al netto delle polemiche, alla fine hanno avuto la meglio. Sì, c’è stato chiasso e confusione, ma si avrà modo di far comprendere a tanta gente le occasioni perdute, a tanti giornalisti che hanno sprecato vere opportunità di comunicare dati interessanti mentre al contrario hanno raccontato quasi tutti le stesse cose, che forse dovevano scrivere su commissione. In questo momento in Italia si assiste a un impazzimento tale per cui si parla senza pensare e si agisce senza rendersi conto di quello che si fa. Andrebbe riletta la conclusione dell’inizio della lettera di San Paolo Apostolo ai Romani che mi sembra di un’attualità stringente e quanto mai reale. Parla di questi tempi San Paolo, quando si riferisce a tutte quelle forme di umani comportamenti che giudica immorali, e  che sono oggi resi “diritti civili” dalle società democratiche nel nostro mondo.

Cosa occorre fare, secondo Lei?

Bisogna alimentare il coraggio delle famiglie affinché questo mondo non cada nel precipizio del nulla e poi pregare, pregare, pregare.

Come giudica l’atteggiamento del governo rispetto al Congresso?

È stata messa in atto una grande operazione di disinformazione nei confronti del Congresso di Verona, e ritengo che abbiano fatto male i ministri del governo che lo hanno pubblicamente criticato, invece di parteciparvi. Come ritengo sia stato un errore il fatto che la Presidenza del Consiglio dei Ministri abbia tolto il patrocinio all’iniziativa. Avrebbero dovuto mettersi d’accordo a livello governativo, facendo in modo che non si desse adito a nessuna strumentalizzazione di tipo politico-partitico. Perché parliamoci chiaro: da più di un anno siamo in una campagna elettorale permanente, dove tutte le occasioni sono buone per scannarsi, per buttarsi addosso fango, vicendevolmente fango. Questo spettacolo ci ha davvero stancati, e siamo stufi di vedere che, alla fine, a farne le spese è sempre anche la famiglia.