Imparate la lezione di Oscar!

Imparate la lezione di Oscar!

Vi ricordate Oscar Giannino?

Personaggio dalla mente viva e intelligente, dall’eloquio brillante e dall’abbigliamento eccentrico, che aveva iniziato una promettente carriera politica fondando persino un movimento d’opinione denominato Fermare il Declino.

Si bruciò subito all’esordio del suo debutto elettorale per aver mentito sui suoi titoli di studi. Inventò di essere laureato e mal gliene colse. Dovette, infatti, sparire per sempre dalla scena politica, cosparso di cenere e coperto di ignominia e vergogna. Inutile dire che gli attacchi più feroci e spietati giunsero proprio da quella sinistra spocchiosa e pelosamente moralista che oggi difende a spada tratta Valeria Fedeli. Giannino ammise l’errore che dichiarò pubblicamente dovuto ad un «complesso di inferiorità», chiese umilmente scusa e tolse il disturbo. Touché. Devo dire che dopo questo suo gesto coraggioso mi è diventato più simpatico. In un’intervista rilasciata a Giancarlo Perna de “Il Giornale”, il 5 ottobre 2014, Giannino fece questa dichiarazione sullo scandalo da lui provocato: «Sono rimasto di peste per la delusione che davo a centinaia di migliaia di persone e per la sofferenza di mia madre e mia moglie che non se lo aspettavano. Quanto a me, mi sono chiesto se avessi perso per sempre qualsiasi credibilità». E alla domanda se avesse subito insulti, lo stesso Giannino rispose: «Tanti e non ho mai polemizzato. Ho detto: è giusto. So che fino all’ultimo giorno della mia vita rischio che qualcuno mi dica: “Stai zitto buffone”». Ecco un uomo che ha dignità e sa perdere.

Esattamente il contrario di Valeria Fedeli, la ministra dell’Istruzione che è incappata nello stesso incidente di Oscar, con una doppia aggravante, però. Primo è un ministro della Repubblica. Secondo, è di sinistra. Ma evidentemente nel doppiopesismo italico si è bugiardi a seconda di dove si trovi il proprio scranno nell’emiciclo del parlamento. A sinistra le bugie sono mezze verità o errori lessicali, imprecisioni in buona fede. A destra, invece, diventano menzogne imperdonabili, tradimento della fiducia degli elettori, causa di pubblica gogna e ostracismo. Vabbè, oramai siamo da decenni abituati a questo double standard della sinistra all’amatriciana.

Quello che, invece, appare davvero insopportabile e l’atteggiamento delle mosche cocchiere della stessa sinistra. Mi riferisco a quel gruppo di irriducibili poltronari che vanno sotto l’etichetta di Area Popolare. L’occasione per ribadire la loro funzione di “utili idioti” è stata data dalla comparsa di un manifesto per le vie di Roma in cui campeggia il volto della ministra dell’Istruzione sopra questa scritta: «Per fare il professore ci vogliono: laurea, abilitazione e concorso. Per fare il ministro dell’Istruzione: terza media, amicizie e molte bugie». Un’ironia feroce che la stessa ministro non poteva certo non aspettarsi dopo la sua plateale menzogna. «I nostri atti ci seguono» le avrebbe detto Paul Bourget con il titolo del suo celebre romanzo. Se prendi in giro qualcuno, è poi invitabile e che questo qualcuno si vendichi prendendo in giro te. Una logica che, però, evidentemente non condividono i “cattolici” di Area Popolare.

E’ infatti proprio il presidente dei deputati di quel gruppo, Maurizio Lupi, tra i primi a stigmatizzare l’iniziativa dei manifesti con queste parole: «La mia solidarietà al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli; le critiche politiche sono una cosa, le volgarità gratuite e gli attacchi personali non dovrebbero avere diritto di cittadinanza in una democrazia matura e in un paese civile».

Il caro Maurizio dovrebbe sapere che in una democrazia matura e in un paese civile un ministro che mente va a casa. Nel Regno Unito esiste per i parlamentari membri della Camera dei Comuni un “Code of Conduct”, un codice di comportamento che al punto 7 del capitolo III (Duties of Members), relativo ai doveri dei membri della Camera, prevede espressamente che «members should act on all occasions in accordance with the public trust placed in them», ossia che i deputati devono comportarsi sempre, in ogni e qualunque occasione, in conformità con la fiducia pubblica (“public trust”) che in essi è riposta. Anche quando dichiarano i propri titoli di studio. Il fatto di mentire su circostanze che riguardano il proprio profilo personale rappresenta, per il parlamentare britannico, la più classica delle violazioni del “public trust”. Ed ha una sola, unica, esclusiva possibilità: dimissioni.

Ora, è mai possibile che i nostri politicanti non comprendano che chi ha la responsabilità di rappresentare i cittadini nelle istituzioni pubbliche non può permettersi di mentire perché in questo modo non solo tradisce il rapporto fiduciario che lega rappresentante e rappresentato, ma soprattutto perde qualunque credibilità? Se questo vale per ogni politico, ancora di più vale per chi assume una responsabilità di governo rivestendo la carica di ministro.

Ma Lupi è troppo intelligente per non capirlo. E’ solo costretto, per motivi di sopravvivenza politica, a giocare il ruolo poco dignitoso di reggimoccolo del potere. Però, così facendo tradisce la sua intelligenza e contribuisce ad alimentare il teatrino della politique politicienne italiana, entrando anche lui a far parte di una casta autoreferenziale che ha ormai perso il senso della decenza.

Caro Maurizio, il ragionamento è molto semplice: se un parlamentare o un ministro mente, tradisce la fiducia che in lui è stata riposta, discredita le istituzioni che rappresenta, perde credibilità, e deve, quindi, trarne le conseguenze dimettendosi. Quello che però non può davvero permettersi è di pretendere che la sua menzogna non generi reazioni. Per questo, vi prego, risparmiateci lo spettacolo di questo patetico piagnisteo. Almeno abbiate il buon gusto di tacere. Imparate la grande lezione di dignità, serietà e correttezza che ha saputo darvi Oscar Giannino. Riascoltatelo che vi fa bene: «Mi hanno insultato in tanti e ho detto: è giusto. So che fino all’ultimo giorno della mia vita rischio che qualcuno mi dica: “Stai zitto buffone”». Caro Maurizio, devi spiegare alla tua collega Valeria Fedeli, che questo rischio, suo malgrado, lei se lo porterà dietro fino all’ultimo giorno della sua vita.

E se continui pateticamente a difenderla, questo rischio te lo porterai dietro pure tu. Giannino ha ragione.

Gianfranco Amato