Il bavaglio è servito!

Il bavaglio è servito!

Se anche “Avvenire” alza la voce e non usa mezzi termini o linguaggi diplomatici, allora la situazione è davvero grave. Soprattutto quando è il suo Direttore a farlo.

Un Marco Tarquinio come raramente, purtroppo, capita di leggere si è scagliato contro l’approvazione, da parte della Camera dei Deputati francese, della legge-bavaglio che d’ora in poi consentirà di punire con due anni di carcere e sino a 30mila euro di multa chi s’impegna per la vita e contro l’aborto usando anche i canali della comunicazione digitale. Si tratta di quella follia giuridica che va sotto il nome di “délit d’entrave numérique à l’IVG”, ossia reato di ostacolo digitale all’aborto.

Il Direttore di “Avvenire” ha vergato un editoriale di fuoco dal titolo “Una grave ferita a vita e libertà. Chi vede la vergogna?”, editoriale che io sottoscrivo e condivido parola per parola. A cominciare dall’incipit:

«Non c’è menzogna più pesante e feroce di quella che pretende di ricoprire un misfatto con il manto di un’intenzione virtuosa».

Occorre dire che quando a Marco Taquinio viene tolto il “freno a mano” della prudenza diplomatica, emerge il grande giornalista che è in lui.

Questa la conclusione dell’editoriale firmato dal Direttore di “Avvenire”, che termina con una domanda:

«Proprio a Parigi i signori di una politica accecata, perché offuscata dall’ideologia plumbea che associa sempre di più alla morte e non alla vita l’idea di diritto e di libertà, hanno invece stabilito di gettare un’ombra criminale su quanti – con i mezzi della nuova comunicazione – cercano di “dare la vita” per sostenere chi rischia di compiere un aborto e per difendere la persona umana quando è più inerme. Chi avrà il coraggio di dire con noi, e con laico amore per la verità, che questa legge è una vergogna liberticida?».

La risposta è: «Noi, caro Marco».

Il Popolo della Famiglia ha questo coraggio.

Gianfranco Amato