I veri nazisti

Chi osa sfidare, in nome della verità, l’intolleranza ideologica è costretto a subirne tutte le conseguenze. Inclusa la reazione violenta. Questa volta è capitato ad un coraggioso politico cileno: il nostro amico José Antonio Kast. Di lui ho già scritto nel mio articolo intitolato La lezione cilena.

Cinquantenne, avvocato, cattolico praticante, coniugato con nove figli, appartenente con tutta la famiglia all’esperienza religiosa del movimento mariano Schoenstatt, parlamentare e candidato alle ultime elezioni presidenziali cilene, Kast è uno che ha il coraggio di parlare pubblicamente di “dictadura gay”, di affermare che l’unica vera famiglia è quella fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, che la vita va difesa dal concepimento fino alla morte naturale, che l’ideologia gender va assolutamente combattuta e che la legge sull’aborto deve essere abrogata.

Per queste sue posizioni di sfida alla dittatura del Pensiero Unico, Josè Antonio Kast è diventato bersaglio di una odiosa campagna di aggressione verbale e fisica.

L’ultimo grave episodio è accaduto nella città di Iquique dove Kast si era recato per partecipare in qualità di relatore ad una conferenza presso l’Università Arturo Prat (UNAP). Non ha potuto parlare perché prima che riuscisse a raggiungere l’aula dove si teneva l’incontro è stato assalito da un folto gruppo di studenti che lo hanno aggredito e malmenato al punto da costringerlo al ricovero in ospedale per diverse lesioni, tra cui anche una slogatura al piede. Una violenta aggressione durata più di mezz’ora, in cui Kast è stato preso a pugni, a schiaffi e colpito a distanza con una serie di oggetti. Insieme a lui sono stati malmenati anche l’avvocato Ignacio Dülger e il dirigente politico Hector Vergara, due suoi preziosi collaboratori durante la campagna elettorale per le presidenziali.

Dall’ospedale Kast ha mandato un messaggio tramite Twitter: «Possiamo pensarla in maniera totalmente diversa, ma io non mi azzarderei mai ad aggredire qualcuno per le sue idee. Non consentiamo che l’intolleranza ci rubi il diritto di esprimerci liberamente». Gli aggressori hanno rivendicato, invece, il loro diritto a reagire fisicamente contro che «instiga all’odio, alla violenza ed è portatore di idee contrarie ai valori che si insegnano nelle università». Un concetto che Kast non accetta e rispetto al quale ha risposto così: «A tutti quei delinquenti che in maniera vile e organizzata mi hanno aggredito, dico in maniera chiara: noi non accetteremo mai questo tipo di comportamenti. Il Cile è di tutti cileni, e le università appartengono a tutti i cileni. Continueremo ad andare senza mai fermarci in ogni angolo del Cile e difenderemo il nostro diritto a dissentire, con rispetto e senza violenza». E ha aggiunto: «L’intolleranza ha vinto di nuovo sulle idee, però questa volta non si è trattato di semplice censura ma di vera e propria violenza: mi hanno buttato fuori a calci da un’università, perché non tollerano le mie idee e non rispettano chi la pensi diversamente da loro».

Su questa vicenda il fronte politico si è diviso. Tutto il centro destra ha manifestato la propria solidarietà a Kast e la ferma condanna dell’aggressione; il presidente della Repubblica Sebastián Piñera, in particolare, ha parlato di «vile e subdola aggressione di spregevoli delinquenti che agiscono come miserabili teppisti», e il Governo ha deciso di denunciare penalmente gli autori dell’aggressione. A sinistra, invece, nessuno – tranne il solo deputato Vlado Mirosevic – ha voluto associarsi alla solidarietà nei confronti di Kast e alla condanna di quanto accaduto. Anzi, alcuni partiti, come quello comunista, hanno addirittura difeso le ragioni degli aggressori. Persino il presidente del senato, il socialista Carlos Montes, ha accusato Kast di aver assunto un «comportamento provocatorio». Insomma, se la sarebbe cercata.

Ho rivisto più volte le varie videoriprese dell’aggressione a Kast, e una delle cose che più mi ha colpito sono stati gli epiteti che gli hanno vomitato addosso, tra cui quello di «nazista».

Lo storico inglese Paul Johnson nella sua monumentale opera del 1987 intitolata La storia degli ebrei, descrive come furono proprio i nazisti a penetrare nell’ambiente studentesco universitario, riuscendo a trasformare i giovani in fanatici militanti della loro esiziale ideologia. E stiamo parlando della Germania prenazista, ovvero una delle nazioni culturalmente più avanzata e progredita del mondo, allora governata da una democrazia partitica. Quello che Johnson descrive nel suo libro credo che oggi possa perfettamente applicarsi all’attuale dittatura del Pensiero Unico e alla sua deriva cristianofobica: i giovani universitari son sempre le prede preferite del Potere in tutti i regimi totalitari. Un ultimo dato curioso. Proprio sulla vicenda della vile aggressione a Kast è intervenuta la Comunitad Judía de Chile con un interessante comunicato stampa che merita di essere integralmente riportato: «La comunità ebraica del Cile esprime la sua più ferma condanna all’aggressione di cui è stata vittima l’ex deputato e candidato presidenziale José Antonio Kast mentre si accingeva a svolgere una conferenza nel nord del paese. Per quanto ci riguarda, la situazione denunciata riveste una preoccupante gravità, in quanto gli aggressori spinti da un evidente sentimento di intolleranza, discriminazione e violenza, hanno tentato di eliminare una persona che non condivide le loro stesse idee. Simili episodi confermano l’urgente necessità di approvare il progetto di legge contro l’istigazione alla violenza, e colmare così una lacuna nella vigente normativa in materia di lotta alla discriminazione. Per questo reiteriamo la nostra piena solidarietà a José Antonio Kast».

Rispetto al vile attacco degli studenti universitari di Iquique viene, quindi, da chiedersi: chi è il vero “nazista”?