I cattolici grillini sono serviti!

Quale fosse il nuovo corso dell’amministrazione comunale di Torino con la “sindaca” grillina Chiara Appendino lo si era capito subito. Fu proprio lei, infatti, a vantarsi di aver assunto, quale prima decisione simbolica, quella di declinare la parola famiglia al plurale. In tutti gli atti della città, compresa l’iscrizione all’asilo nido, il sindaco di Torino ha imposto di parlare di “famiglie” in modo da racchiudere in questo concetto qualunque tipo di unione: dalle coppie omosessuali alle unioni civili. E non è un caso che la guida del neo assessorato alle Famiglie sia stata affidata a Marco Alessandro Giusta, ex presidente di Arcigay, il quale se ne uscì, appena nominato, con questa dichiarazione: «Il passaggio dal concetto di famiglia a quello plurale di famiglie negli atti dell’amministrazione non è solo una questione nominalistica, ma un cambio di approccio che consiste nel dare un nome alle cose, a quelle realtà che già esistono e che non trovano un riconoscimento nemmeno nel linguaggio».

Ma il nuovo corso dell’amministrazione torinese a 5 stelle non si è fermato alla rivoluzione grammaticale del termine famiglia.

L’Appendino è andata avanti in maniera tranchant contro tutto ciò che ha il minimo sentore di cattolico e odora d’incenso.

Ora, infatti, è toccata anche alle scuole paritarie. Chiara ha deciso di tagliare del venticinque per cento i contributi previsti proprio per quelle scuole. Un vero e proprio colpo che rischia di compromettere definitivamente la già precaria situazione di quella realtà educativa, e che ha fatto dire all’Arcivescovo di Torino di essere «sorpreso e amareggiato». Ora, con tutto rispetto per Sua Eccellenza, che sia amareggiato lo si può comprendere, ma sulla sua sorpresa ci permettiamo di nutrire qualche perplessità.

Tutti sapevano, infatti, prima di votare, che Federica Patti, assessore all’Istruzione, fosse sostenuta dalla lobby anticlericale che intendeva affossare le scuole materne paritarie. Come ha spiegato bene il consigliere d’opposizione Silvio Magliano in un’intervista rilasciata a “Tempi” il 21 luglio 2016,  nel programma elettorale dell’Appendino non è stata prevista neppure una benché minima citazione delle cinquantasei scuole paritarie, proprio per l’espressa opposizione di Federica Patti da sempre contraria a riconoscere l’importanza di quelle scuole. Un’opposizione sostanzialmente ideologica, promessa prima delle elezioni e mantenuta dopo la vittoria. Che la questione di bilancio, poi, sia meramente pretestuosa lo dimostra il fatto che i tagli non hanno minimamente scalfito altre spese decisamente più superflue, come quelle relative alle auto blu degli assessori. Lì non si è risparmiato neppure un euro. Anche su quest’ultimo punto qualcuno ha giustamente ricordato gli slogan demagogici di Luigi Di Maio e gli altri grillini sui tagli alle spese della cosiddetta “casta”, che evidentemente non valgono più quando ad entrare nella casta sono proprio loro.

Pure sulla famiglia Chiara lo era stata di nome e di fatto. Nel programma presentato in campagna elettorale, infatti, l’Appendino aveva messo nero su bianco l’impegno a modificare lo Statuto della Città per introdurre il riconoscimento formale del concetto di “famiglia omogenitoriale”, una mossa che ha portato, tra l’altro alla dicitura “Genitore 1” e “Genitore 2” sui moduli scolastici e sugli altri atti che riguardano le famiglie con figli.

Anche questo lo sapevano tutti prima di votare. Persino quei cattolici, parroci compresi, che hanno votato convintamente per il MoVimento 5 Stelle. Magari con la buona intenzione di punire Renzi.

Bene ora questi cattolici, parroci compresi, sono serviti!

Povera città di don Bosco. Ma, del resto non ci si deve meravigliare che questo sia accaduto proprio a Torino. Vittorio Messori nel suo libro “Il Mistero di Torino”, ha scritto che durante la visita di San Giovanni Paolo II alla Città della Mole, nel 1988, lo stesso Papa proferì queste parole: «La città di Torino era per me un enigma. Ma, dalla Storia della Salvezza, sappiamo che là dove ci sono i Santi entra anche un altro che non si presenta con il suo nome. Si chiama il Principe di questo mondo, il Demonio». A Torino questo Principe è di casa. E a volte ama pure travestirsi con un grembiulino e tenere in mano un compasso.

Sempre durante quella famosa visita, e precisamente il 4 settembre 1988, in Piazza Santa Maria Ausiliatrice il Papa Santo invitò Torino a convertirsi.

Beh, dopo ventinove anni, pare proprio che quell’invito, purtroppo, sia caduto nel vuoto.

Preghiamo per Torino e per i torinesi.

Gianfranco Amato

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