Dio non è venuto per qualche aggiustamento

E’ Natale

Nonostante il trascorrere degli anni, questa particolare ricorrenza non riesce mai ad esser banale o a lasciarci indifferenti. No, non siamo gli stessi, c’è sempre qualcosa di speciale in noi e negli altri, ci accade sempre qualcosa di misterioso «in un giorno così importante per l’umanità, in cui anche le belve si inteneriscono ascoltando il Gloria», per usare le parole che il Generale Enrique Gorostieta Velarde scrisse a sua moglie il 22 dicembre 1927 nella lettera che abbiamo pubblicato due giorni fa, dopo novant’anni.

Anche quest’anno il Natale 2016 non è un giorno come un altro. Per me, poi, non lo è in modo particolare, per tre ragioni.

Primo, Natale è un’occasione per ritrovare volti amici, vecchie conoscenze, ma soprattutto per vivere più intensamente e da vicino gli affetti familiari, dopo la lontananza forzata imposta dalla missione che abbiamo deciso di intraprendere, ormai da anni. E’ «il cammino impervio e ostico», di cui parlava Gorostieta nella citata lettera, che intraprende chi decide di lottare per difendere la fede e la libertà.

 

Secondo, Natale è un’occasione per ritrovare le ragioni ultime e profonde di questa lotta, meditando sul mistero dell’Incarnazione. Dio si è fatto uomo per salvarci, incarnandosi nel Bambino della grotta di Betlemme duemila anni fa. E’ per quel Bambino che vale la pena combattere. Se non fosse ultimamente per Gesù Cristo Figlio di Dio, le nostre battaglie non avrebbero senso. Avrebbero inesorabilmente il sapore di uno scontro ideologico. Se non fosse l’amore per l’Uomo, al nostro prossimo – come riflesso del più grande amore di Dio per noi – tutto quello che stiamo facendo sarebbe semplicemente vano. «Sine me nihil potestis facere» (Gio. 15,5). Senza di Me non potete fare proprio niente! Dice il Maestro.

 

Terzo, Natale è un’occasione per riflettere sul compito che ci è stato affidato. Come scriveva il nostro amico fraterno mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara, il mondo è malato e noi «assistiamo ogni giorno alle spaventose degenerazioni di questa multiforme malattia, che si possono sintetizzare in un’unica espressione: la bruttezza della vita». Sembra davvero, come ricordava Negri, che gli uomini siano costretti ad una vita brutta, senza dignità, senza responsabilità, senza creatività, e questa bruttezza non è vinta da qualche particolare “aggiustamento”, qualche impegno buonistico che rompa per qualche istante la logica devastante dell’egoismo e dell’istintività, da qualche momento di solidarietà che riduca la logica ferrea dell’egoismo e della violenza. Dio non è venuto per qualche aggiustamento, Dio in Cristo è venuto per costruire quella bellezza che «sola salverà il mondo», come diceva Dostoevskij nell’Idiota.

 

In questo scorcio finale del 2016 la Provvidenza ci ha regalato l’incontro e l’amicizia con Giuseppe Povia, amico, fratello, commilitone di trincea in difesa della verità e della vita, contro la dittatura del Pensiero Unico, il quale ci ricorda spesso che «dobbiamo salvare l’innocenza». Sì, hanno ragione Dostoevskij e Povia. Dobbiamo salvare la bellezza e l’innocenza.

 

Perché il mondo e l’uomo si possano salvare.

 

Auguri di un Santo Natale!

 

 

Gianfranco Amato