Comuni e ideologia gender

Alcuni amici sindaci mi hanno chiesto di redigere il testo di un manifesto pubblico in cui informare la cittadinanza del fatto che le amministrazioni comunali da essi rappresentate intendessero tenere a debita distanza l’ideologia gender dalle scuole. Un’esigenza nata anche per tranquillizzare i genitori giustamente preoccupati.

Ho, quindi, provveduto a predisporre questa bozza di avviso pubblico che riporto integralmente:

«Si comunica alla popolazione che l’Amministrazione comunale di *** promuoverà un’attenta e solerte vigilanza affinché nelle scuole di ogni ordine e grado presenti nel territorio comunale venga puntualmente applicata la Circolare M.I.U.R. del 15 settembre 2015 (Prot. AOODPIT n. 1972), laddove si ribadisce testualmente che “tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né ‘ideologie gender’ né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”.

In tutti gli istituti scolastici del Comune di ***, pertanto, non saranno in alcun modo introdotte “ideologie gender” o altre teorie equivalenti, rispettando così quanto stabilito dalla Costituzione italiana, dalla Carta dei Diritti Umani e da tutte le altre norme che riconoscono e tutelano le differenze e le complementarietà tra uomo e donna e il valore della famiglia come società naturale basata sul matrimonio.

In tutti gli istituti scolastici del Comune di ***, inoltre, verrà rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario ai sensi dell’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dei decreti che riconoscono le scelte educative dei genitori (D.P.R. 235/1997, D.P.R. 275/1999, D.P.R. 235/2007, nonché la comunicazione del MIUR prot. AOODGOS n. 3214 del 22 novembre 2012).

In tutti ali istituti scolastici del Comune di *** si educherà a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne consegue, facendo sì, in questo modo, che gli studenti imparino anche che la madre e il padre, nella famiglia, ancor più che nel mondo del lavoro o in altri contesti, apportano la loro propria ed insostituibile ricchezza specifica.

In tutti gli istituti scolastici del Comune di *** si educherà al rispetto del corpo altrui e al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale ed affettiva, tenendo così conto delle specificità neurofisiologiche e psicologiche dei ragazzi e delle ragazze in modo da accompagnarli nella loro crescita in maniera sana e responsabile, prevedendo corsi di educazione all’affettività e alla sessualità concordati con i genitori e non imposti senza nessuna informazione al riguardo e senza consenso esplicito e consapevole.

Si comunica, altresì, alla cittadinanza che presso il Comune è attivo un servizio a sportello di primo ascolto rivolto alle famiglie, per informare sui diritti della famiglia con riferimento all’educazione culturale e scolastica dei figli, e per raccogliere ed analizzare segnalazioni e richieste di supporto e sostegno ai genitori ad affrontare le difficoltà con i figli, oltre che per denunciare la diffusione della ideologia gender nelle scuole, di cui alla citata circolare MIUR 1972/2015, ed eventuali episodi di razzismo o di bullismo, di droga o vandalismo».

Ritengo che il contenuto di questa comunicazione pubblica debba essere inserito all’interno dei programmi elettorali elaborati dai candidati alla carica di sindaco del Popolo della Famiglia, e costituire un formale impegno nei confronti dei cittadini elettori.

Contrariamente a quanto si creda, le amministrazioni comunali possono fare molto per arrestare i tentativi – molto spesso subdoli e surrettizi – di introdurre l’ideologia gender nell’insegnamento scolastico. Non dimentichiamo mai che il Comitato Difendiamo i Nostri Figli, di cui mi onoro di essere stato un cofondatore, esordì con la spettacolare e indimenticabile mobilitazione pubblica di Piazza San Giovanni a Roma, il 20 giugno 2015, proprio sul delicato tema della libertà d’educazione dei genitori. Le prossime elezioni amministrative rappresentano un ottimo banco di prova per tornare a rivendicare le ragioni profonde che hanno generato la straordinaria esperienza dei Family Day. E il Popolo della Famiglia è nato proprio per questo scopo. Non dimentichiamocene quando, nel segreto dell’urna, saremo chiamati ad esprimere chi dovrà rappresentare nelle istituzioni tutte quelle famiglie che non hanno avuto paura di sfidare il Potere in una delle più grandi manifestazioni pubbliche che il nostro Paese abbia mai visto dal dopoguerra ad oggi. Sì, mi riferisco proprio al Family Day del Circo Massimo. Quel popolo non può essere tradito un’altra volta.

Gianfranco Amato