Chi governa in Italia

Chi governa in Italia

Un clamoroso e omerico fiasco! Un fallimento, un flop, una débâcle.

Questo è il dato di fatto certificato dall’ISTAT sui risultati del tanto decantato Jobs Act di Matteo Renzi. Soprattutto tra i giovani.

Il Report del mese di dicembre elaborato dall’Istituto di Statistica, infatti, mostra un tasso di disoccupazione nella fascia d’età da quindici ai ventiquattro anni, che si attesta al 40,1%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente. Superata persino la soglia psicologica del quaranta per cento.

Ogni mese le rivelazioni ISTAT attestano spietatamente il fallimento delle politiche occupazionali giovanili che avrebbero dovuto fiorire con la riforma renziana. E contro la ferrea logica dei numeri non c’è discorso che tenga.

Tra l’altro, il numero complessivo dei disoccupati di tutte le età nel nostro Paese a dicembre 2016 ha raggiunto quota 3.103.000 con un aumento di 9.000 unità rispetto a novembre 2016 e di 144.000 unità rispetto a dicembre 2015. Ma è il dato della disoccupazione tra i giovani ad inquietare particolarmente. Un Paese che uccide la speranza dei propri figli è un Paese morto.

Però la politica in Italia al momento, com’è noto, ha altre priorità.

Il Popolo della Famiglia, invece, saprebbe bene come affrontare il problema della disoccupazione giovanile.

Una prima soluzione la si potrebbe benissimo ricavare dalla lezione tedesca.

Alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, infatti, – a seguito del pesante costo socio-economico dell’unificazione – la Germania si trovò a fronteggiare una crisi devastante, con un numero di disoccupati pari a circa sei milioni di persone, la maggior parte dei quali sotto i trent’anni di età. Il governo tedesco di allora decise coraggiosamente di adottare provvedimenti rischiosi e molto dispendiosi per lo Stato, ma che alla fine si rivelarono vincenti. Poiché occorreva aumentare il PIL del paese e promuoverne lo sviluppo, la Germania decise di incentivare la formazione di nuove imprese formate da giovani attraverso una riduzione del cinquanta per cento della pressione fiscale per un determinato numero di anni sui redditi fino ai trenta-quarantamila euro annui e addirittura eliminandola totalmente sui redditi pari o inferiori ai diecimila euro. Fu un azzardo e il mancato introito fiscale costò molto all’Erario, ma funzionò e il governo tedesco vinse la scommessa di puntare sui giovani per rilanciare in toto lo sviluppo e la crescita del Paese.

Una seconda soluzione riguarda la ricerca e l’alta formazione.

Oggi i giovani talenti in Italia non hanno alcuna possibilità di realizzarsi e sono costretti ad emigrare. E’ il fenomeno della cosiddetta “fuga dei cervelli”. Ebbene, il Popolo della Famiglia è consapevole che riguarda a questo aspetto occorre operare non una riforma ma una vera rivoluzione dell’assetto universitario.

Un vero e proprio reset su cui ricostruire. Vanno definitivamente scardinati tutti gli assetti di potere che oggi appaiono inossidabili. Va definitivamente eliminato il sistema delle caste baronali. Vanno definitivamente estirpate tutte le odiose forme di nepotismo. Va definitivamente rimossa ogni forma di cooptazione dovuta a logiche di appartenenza consortile, che si tratti di partiti politici o di logge massoniche. Vanno definitivamente soppressi  tutti i vari criteri selettivi che non tengano conto del merito e dei titoli dei giovani. Si tratta di una vera e propria rivoluzione che, preferibilmente, dovrebbe essere attuata da un ministro dell’Istruzione laureato, il quale, avendo frequentato l’università, conosca bene l’ambiente.

Una terza soluzione è quella di creare le condizioni, anche attraverso iniziative pubbliche, per finanziare idee, progetti, invenzioni, creazioni innovative, che l’attuale obsoleto e statico sistema bancario non è in grado o non intende finanziare. I nostri ragazzi devono andare a Londra per farsi finanziare i frutti della loro capacità creativa, perché in Italia gli istituti di credito non investono in progetti neppure se accompagnati da garanzie reali e personali di parenti fino al sesto grado. Un Paese con un simile sistema bancario è già tecnicamente fallito.

Una quarta soluzione che il Popolo della Famiglia attuerebbe per affrontare il problema della disoccupazione giovanile è l’eliminazione dell’elefantiaco e asfissiante sistema burocratico che oggi rende di fatto impossibile qualunque start-up. Anche in questo caso si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione. Cito sempre – perché lo conosco – il caso dei fratelli siciliani Bauso che in due settimane a Londra hanno aperto con incredibile successo la catena EtnaCoffee. Oggi in Italia i Bauso sarebbero dei giovani disoccupati.

E sì, l’Italia si è ridotta ad un Paese che sta scivolando verso la soglia di povertà, in piena recessione e ora anche in deflazione, dove il 48,3% delle famiglie non riesce ad arrivare a fine mese (dati Eurispes), dove il 40,1% dei giovani è disoccupato (dati ISTAT), dove si registra il 155% di aumento della povertà (come ha denunciato il Presidente della CEI), dove i poveri terremotati di Norcia devono giocarsi a tombola un tetto sotto cui rifugiarsi, dove il carico fiscale è ormai insopportabile, dove i giovani migliori sono costretti ad emigrare. Di fronte ad uno scenario del genere, dopo aver provato tutte le ricette fallite delle altre forze politiche di destra e sinistra, solo la proposta del Popolo della Fa miglia può costituire oggi un’autentica speranza per il nostro Paese.

A proposito, ho letto dall’Agenzia Ansa del 30 gennaio 2017 questa dichiarazione del Segretario nazionale del Partito Democratico, Matteo Renzi: «Se dopo le elezioni torneremo al Governo dovremo riprendere il ragionamento dall’Irpef e non solo da quella».

 

Scusate, devo essermi perso qualche passaggio: ma chi sta governando in questo momento il nostro Paese?

 

Gianfranco Amato