Broad Coalition

Ho conservato negli anni la sana abitudine di leggere la stampa straniera.

Posso farlo anche perché il buon Dio ha voluto generosamente compensare i miei innumerevoli difetti con il dono delle lingue. In particolare le due lingue più parlate in Occidente: l’idioma di Shakespeare e il nobile castigliano.

In realtà è una sana abitudine leggere quello che gli altri scrivono di noi italiani.

Primo perché ci aiuta ad alzare la testa dal pollaio provinciale di casa nostra, secondo perché consente di percepire la visione distaccata e oggettiva di chi guarda le cose da fuori. È sempre utile.

Così, mantenendo la sana abitudine, mi sono imbattuto nella lettura di due articoli tratti da altrettanti quotidiani annoverati tra i più prestigiosi del mondo anglosassone.

Il primo è un pezzo che porta la firma di Jason Horowitz, pubblicato sul “New York Time”. Titolo: Berlusconi Is Back. Again. This Time, as Italy’s “Nonno”. Traduzione: «Berlusconi è tornato. Di nuovo. Questa volta come il “Nonno” d’Italia».

È un lunghissimo articolo in cui Horowitz spiega che Silvio non è più considerato «the joke of European politics», la barzelletta di Bruxelles, ma ha ormai acquisito presso l’establishment europeo l’immagine del «wise and moderate statesman», ovvero del saggio e moderato statista. L’unico che può tenere a bada la deriva dei suoi alleati, poco elegantemente definiti come «anti-immigrant, racially motivated and post-fascist forces»: xenofobi, razzisti e post-fascisti. In realtà nelle 1708 parole che compongono il lungo articolo, Salvini e la Meloni non vengono nominati nemmeno una volta. Vengono semplicemente liquidati come «mutinous partners», partner riottosi, che solo nonno Silvio sarebbe capace di rabbonire. In compenso Matteo Renzi viene citato ben tre volte. A questo punto, secondo il New York Times la soluzione che si profila è quella della «broad coalition with Mr. Renzi». Eccola la parola magica: «broad coalition», grande coalizione, larghe intese, Grande Inciucio, chiamatelo come volete ma il concetto è il medesimo.

Ad ulteriore rassicurazione dei Poteri Europei, Horowitz cita nel suo articolo la testimonianza di Alan Friedman, l’autore della biografia di Berlusconi, circa il fatto che il Cavaliere continui a marcare la propria distanza dal Presidente degli USA Donald Trump. «I’m more moderate than Trump», «io sono più moderato di Trump» continua a ripetere Berlusconi a tutti quelli che tentano di paragonarlo al tycoon americano. E lo fa, precisa Horowitz, «grumpily», in maniera risentita e scocciata. Anche questa decisa presa di posizione del leader di Forza Italia è assai ben vista a Bruxelles e rafforza il suo accreditamento come «wise and moderate statesman».

Silvio pare aver definitivamente ceduto ai poteri forti, i quali ormai lo considerano «another person». Da qui l’ineludibile epilogo delle larghe intese col PD, la «broad coalition with Mr. Renzi».

La conferma viene pure dal “Wall Street Journal”, il secondo giornale che mi è capitato di leggere. Traspare già dal titolo del pezzo di Simon Nixon: I poteri forti in Italia puntano alla grande coalizione. Scrive, infatti, Nixon che le «Italian elite» hanno deciso di optare su una «grand centrist coalition between the Democratic Party and Forza Italia, most likely under the leadership of current Prime Minister Paolo Gentiloni». Grande Inciucio con un probabile Gentiloni bis. Non dovrebbero esserci grossi problemi per la «populist euroskeptic Lega» di Salvini o i «fascist Brothers of Italy» della Meloni. Berlusconi offrirà loro un ministero, magari all’Intero e alla Difesa, nel governo delle larghe intese, lasciandoli eventualmente strepitare all’opposizione nel caso non dovessero accettare.

In Spagna, forse perché sono più vicini a noi, avevano già capito tutto ad ottobre del 2017.

Ricordo, infatti, che “El País” titolava: «Renzi, Berlusconi y la vuelta al “pacto del nazareno”», mentre “La Vanguardia” era ancora più esplicita: «Italia prepara una gran coalición». Non credo necessiti di traduzione. Il giornalista di “La Vanguardia”, Eusebio Val, scriveva una cosa che oggi abbiamo sotto gli occhi: «i protagonisti evitano accuratamente di dirlo in maniera aperta, ma tutti lo intuiscono e lo temono». Cosa temono? Lo spiega sempre Val: «Matteo Renzi y Silvio Berlusconi están dispuestos a formar una gran coalición en Italia». Lo stesso giornalista rivela, poi, la motivazione che verrà adottata dopo le elezioni per giustificare il governo delle larghe intese: «Es la única alternativa para frenar la llegada al poder del Movimiento 5 Estrellas (M5E), el partido de protesta fundado por el cómico genovés Beppe Grillo».

Anche in questo caso non penso siano necessarie traduzioni. Pure in Spagna, peraltro, i “ragazzi riottosi” di nonno Silvio non sembrano preoccupare. Berlusconi viene considerato, infatti, come uno statista in grado di gestire e dominare l’«impulsivo líder de la Liga Norte, Matteo Salvini» e «Giorgia Meloni, de la formación posfascista Hermanos de Italia».

Altro che patti anti-inciucio: il destino della grande coalizione PD-Forza Italia è già scritto.

Lo sa tutto il mondo.